Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     L’8 a Giuseppe Predieri a Bologna esprime il compiacimento che, in mancanza di P. Celsi, sia stato scelto per predicare in quell’insigne metropolitana di S. Pietro. Augurandogli quindi un felice esito ed un perfetto ristabilimento in salute, raddoppia le “suppliche al Signore che si muova a pietà delle nre miserie”.

     Il 10 Bonaparte, da Bassano, pubblica un proclama alle truppe, una “summa” delle azioni svolte e delle conquiste fatte, quindi muove contro il giovane valoroso arciduca Carlo.

     L’11 Caselli al P. Filippo Schiavi a Tortona “In mezzo alle attuali amarezze di durissime condizioni di pace, e del pericolo del fatale eccidio della povera nra Religione da Parma fino a Pesaro, se non anche più in qua, saremmo pur tentati di fare una corsa in quelle parti, assistere al Capitolo e fare la Visita Generale … ma temiamo, che non sia per riuscirci”. Lo supplica di farne le veci e se per lui la visita sia troppo gravosa, di trovare altri. “Staremo attendendo i Suoi riscontri, né quali ci ripromettiamo una qualche scintilla di consolazione, in mezzo alle amarezze che ci circondano”. Gli dà anche notizia che l’8 è partito per colà il vescovo Fassati.

     A Falchi a Cuglieri fa conteggi di tasse pagate all’ordine tramite il sig. Orengo, passate al procuratore generale, ma la conversione delle cedole cartacee non corrisponde, “stante l’enorme alterazione qui seguita nel corso delle monete” e glielo scrive solamente per suo governo, non perché si dia pensiero di supplire. “Siamo qui in una tale sovversione di cose”, percui è meglio tenga colà i suoi giovani, anzi può trattenere anche il bacc. Picchetti. Riguardo alla vertenza tra il convento ed il capitolo per i libri di mons. Cossù, chieda la distinta di quelli religiosi, invece per la ventilata rinuncia alla sua carica, gli ricorda “vuole il dover nro di non pensar alla nra quiete, ma al bene dell’Ordine”.