Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 19 precisa a P. Filippo Ricca a Napoli “Non è in nro arbitrio il rinunziare” al “convento di Benevento”, percui quella provincia ne sentirà pregiudizio e perderà la speranza di riunirlo a sé in futuro, non è il nostro interesse che ci anima, altrimenti non metteremmo ogni anno a disposizione del P. Crescitelli il necessario. Poi sarcasticamente, del Facchini non si sono viste né prediche né panegirici, “e per togliersi d’ogni impiccio, divenuto ora suddito d’una Repubblica libera, più non risponde”.

     Il 20 scrive al P. Giac. F. Cucchiaroli a Pesaro, ottenuto dalla Santità di N.S. il rescritto della sua secolarizzazione, sperando abbia implorato da Dio i lumi opportuni. Sollecita poi i panegirici a Facchini, ai Servi. Loda il canonico Paulovich Lucich per il suo Supplizio dei Martiri e gli trasmette col Sommario delle Indulgenze licenza per il parroco di Meteovich di benedire abitini, non le corone con le madonne d’argento “perché essendo in requisizione per le note circostanze, non v’è da discorrerne”, insomma, nemmeno parlarne! Ma aggiunge “Neppure possiamo servirlo riguardo alle altre colle medaglie d’ottone, non avendo noi Messe da far celebrare. Vogliamo sperare, che troverà qualche altro mezzo, onde soddisfare anche in ciò la sua devozione. Gli diamo notizia de’ Prodiggi dell’Immagini di M.a SS.ma e rapporto alla da lui indicataci Immagine dell’Addolorata col Crocifisso in mano, è veramente nuova, né sappiamo che possa corrispondere a verità di storia. Tuttavolta se ha, come ci dice molta devozione, d’uopo è lasciare ai Fedeli la soddisfazione, e se non può la Pittura sostenersi a verità di storia, può sostenersi con verità di significato, in quanto che ci fa intendere, che sempre fosse presente a M.a la Passione e Morte di Gesù Cristo”.