Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 2 marzo al P. Gio Angelo Buzzoni a Senigallia acconsente che, anziché al professo Sciocchetti, poco abile nel disimpegnarsi nel settenario di Pesaro, lo faccia il professo Baroni. A Rabbi a Budrio “Tuttoché i Collegi di Filosofia non siano a proposito per quei giovani, che attender vogliono con assiduità allo studio del Cembalo per divenire bravi organisti, come ha in pensiero di fare il Prof.° Pizzoli” è disposto a collocarlo a S. Giuseppe ma, non essendovi posto, può rimanere nel professato ai Servi. A Baroni a Spoleto, non possiamo intervenire al capitolo ma non deve dubitare della nostra inclinazione se sarà promosso al provincialato. (296)

     Il 5 scrive all’Eccellenza Sua il sig. Herissy Landfogh a Mendrisio, mossosi per prevenire un temuto disordine, ringraziandolo per esser corso ai ripari. Si tratta, come evinciamo dalla lettera al priore Michelangelo Borri, della processione solita farsi colà la sera del Venerdì Santo, affinché inviti anche il sig. preposto, previo dichiarazione che s’intenda senza pregiudizio dei rispettivi diritti, nella persuasione che conti la pubblica edificazione e la reciproca tranquillità.

     Col P. Filippo M. Bani a Massa emerge che c’è molto nervosismo nell’aria, “Compatiamo la sua pusillanimità nell’essersi atterrito che gente nemica dovesse fare uno sbarco sopra quelle coste”, spiacente di non aver libera una reggenza in vicinanza della Pergola. Conforta il priore ed i consiglieri della comunità di Montecchio per il loro rincrescimento per la volontaria dimissione del P. Tuci da quella scuola. Redarguisce P. Marazzani, parroco a Castellazzo, per una lettera ricevuta da Montefano, avendo acquistato dalla moglie del sig. Francesco Perugini un abito da donna per 30 scudi, versandone 3 e gli altri in tre anni, affinché provveda al saldo. La situazione nel nord tende a precipitare: il 12 al P. Luigi Quesada a Piacenza “Ci dispiacciono sommamente le disgrazie della Sua Patria descritteci da Lui, e più per quelle del Suo Signor Padre, percui gli resta impossibile la somministrazione del denaro” per recarsi a Roma per il concorso. Al P. G.B. Gazzani a Viterbo ricorda che il chirurgo Giuseppe Schiavi non vien pagato da quattro anni, per la sua giubilazione esibisce il genero Galli, primo chirurgo della città: evidentemente gli dà prestigio farsi sponsorizzare così. (297)

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(296) Il 2 marzo ai PP. Baroni (continua: se P. Lupini non vuol prevalersi dell’accedat, rimanga a Lucca. P. Lodi, prof.° Giangrandi, conventi della Lombardia, P. Giusini), Luigi Boni a S. Fiorenzo (lettera ricevuta tramite mons. assessore del S. Offizio relativo alle lettere di Milano “ma che nulla può farsi”). Il 4 al P. Gius. M. Savelli a Firenze (nulla di nuovo sull’affare di Pistoia, intese col cav. Angelini, P. Giusini da 4 mesi impegnato innanzi a persone di alto riguardo per altra reggenza, Bazzoni pensa a dispensarsi dall’impegno contratto per Cortona, delegar dei preti a conferire l’abito della Soc. de’ Sette Dol., Pichi incontra con le prediche il gradimento dei pistoiesi).

(297) Il 5 marzo ai PP. G.B. Andrei a Massa (disgusti tra lui e P. Bani, P. Lomi), a Belluomini (lettera contro P. Putti per pretesa pratica con Mariangela moglie di Domenico Ricotti in “occasione che va tutte le feste alla Cappellaria Finetti”), Paolo Marchetti ai Servi (vorrebbe annuale di Torino, ora prende il posto del fù Gallina). Il 9 ai PP. Belluomini (beneplacito di P. Clementi, P. Luigi M. Martinelli da Todi per Città della Pieve, Cibona, PP. Raggianti, Caroselli e Gazzani, non privare i conventi di religiosi la sett. santa), Gio Ang. Beltrami a Spoleto (stud. in quelle parti per la maggior parte senza quattrini, prof.° Zangrandi). Il 12 ai PP. Falchi a Cuglieri (lett. giunta tardi, usata carità al Curti, non la meritava, non venuto da Livorno a Roma ma direttosi a Genova, prof.° Cossù, P. Obisso), Gius. M. Gualdi a Bologna (capitolo, sua prudenza e destrezza), G.B. De Sanctis a Cibona (licenza per Roma), Pallotta a S.M.N. (P. Girol. Perilli rinunzia agli studi), Pell. Marazzani a Borgo S.D. (legato Carlini, ch. di S. Anna, fabbrica della sagrestia, debiti del conv. di S. Pedretto), bacc. Ama. Monti a Benevento (orologio, oblato frà Angelo M., fu P. Zampagni) all’avv. Mutarelli (cambiale, fù P. Zampagni, P. Fiore), alla sig.a Orsola Bottacci a Fuligno (compatisce la tenerezza per suo figlio “stringendosi i figli al petto fuor di misura, li soffogano”). Il 16 ai PP. Ama. Amati a Pesaro (intimi a P. Pizzoli che non ardisca andare a Perugia, pena anche la carcerazione per disubbidienti), Luigi Boni a S. Fior. (se si presenta Pizzoli, rispedirlo a Pesaro, c.s.), Luigi Grati a S. Fior. (adoz. a S.M.N., nella rinnovaz. andrà alla regg. di Verona), Belluomini (di aver raccomandato caldamente l’affare di Viterbo a mons. Galeppi, ma teme un’incrociatura col P. Serbattisti, chirurgo da pagare e certo Crescenzo Fracassini creditore di 20 scudi. “E’ qui il P. Priore di Cibona … non può accrescere la famiglia e perciò bastono due stud. sacerdoti”), Gius. Fil. Natali a S. Gior. (P. Alloggi).