Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     La sua stizza va alle stelle, fa proprio scintille, nello scrivere a Dini ai Servi che il P. lettore Ramponi non abbia motivo di chiedere dispensa per l’età, essendo soltanto interinalmente maestro dei novizi, e dispiace non voglia continuare, ritenendo che voler contare su Casotti e Giusini “non è cosa, che vada bene. Sarebbe gran vergogna della Provincia di Romagna, che potendosi dire ora forse la principale”, “dovesse rivolgersi fuori per un Mro de’ Novizi. Sarebbe questo un argomento obbrobrioso o di gran poltroneria, o di gran miseria”. Ramponi nel frattempo rinsavisce, infatti Caselli il 26 si compiace con lui per la docilità con cui ha aderito alla vacante carica, fin che non si provveda altrimenti. (144)

     Il 2 aprile ringrazia dell’attenzione il regio uditor generale Francesco Fraweth, ad Orbetello (facente ancora parte dello Stato dei Presìdi), circa un sedicente frà Amideo Curti, per le verifiche necessarie. (145)

     Il 5 palesa a Testafochi a Torino l’impazienza per la risposta di quella segreteria, sommersa di ben altri problemi, tanto più che, entrando nella settimana santa, a Roma si chiudono le udienze e le congregazioni, contando, dopo la domenica in Albis, (146) di partire per Perugia per assistere al capitolo. “A buon conto dopo dimani contiamo d’andare a udienza da S(ua) S(antità) e per ogni buon fine prevenire; poiché chi sa se più ci riuscirà di farlo prima della Nra partenza”. (147)

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(144) Il 26 ai PP. Pell. Marazzani a Borgo S.D. (riservatamente sul profilo del sac. don Luigi Baroni di quella cancelleria vescovile), Luigi M. Mellini (di stare cheto), Fil. Dini a Cesena (conteggi P. Predieri, incoragg. a Ramponi, o P. Ferri o P. Bizzi bene, contratto della Carrettella, bac. Baglioni, priore di Civitella e s. c., sac. faentino per la lettura di filosofia proposizioni stravaganti), il 29 a P. Carlo M. Bonfichi a Parma (distinta di pagam.), a don Cristof. Piraccini a Cesena (P. Poggipollini, ab. Personali, come se noi fossimo il suo agente ma “Non abbiamo né tempo né voglia di prenderci queste brighe”, tiri a sé le carte e le usi).

(145) Il 2 apr. ai PP. Ang. M. Scovoli a Senigallia (di non aver dato lic. a frà Bonf. Antinori, sua capricciosa partenza verso Pergola), Gir. Pichi a Corneto (permesso di fermarsi un po’ a Roma, salvo l’osservanza delle solite regole pecuniarie dei conventi di Roma, specialmente ora nelle critiche circostanze), Andrea Panichelli a Passignano (reliquiario del march. Dom. Venuti, perso, benché disposto a risarcire, gli ordina di fare il possibile per rinvenirlo).

(146) Festività così chiamata perché, originariamente, nella notte di Pasqua, somministrando il battesimo si dava loro una veste bianca, ‘albis’, che tenevano per una settimana, deponendola perciò la dom. successiva, ‘in albis depositis’, poi, con Giovanni Paolo II la Chiesa quel giorno celebrerà la Divina Misericordia di Dio.

(147) Continua (lic. a don Gallone, pat. prof.° Goveani, morte improvv. sul pulp. del reggente di S. Gius., P. Ferrero invia un giov. al noviz. di Reggio con Sardi, così si divideranno le spese di viaggio del sac. che li accompagna, bacc. Ferrero alla dieta si farà accettare e sarà così ascritto a quella provincia). Ai PP. Gius. Asinelli curato di Asti (impossibilità di farlo promuovere a ‘Padre di Provincia’ mancandogli il n.° degli anni e per le disposiz. dell’ultimo capitolo gen. che ha saviam. tolto i passati abusi), bac. Zuffinetti a Galliate (lic., torni però per il capitolo).