Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Al P. Giuseppe M. Rinesi, in via dei Cappuccini fuori Livorno, “Sta bene che Egli rimanga colà per ritrovarsi a facile portata di ripassare in Corsica, tosto che lo permetteranno le circostanze, poiché andiamo lusingandoci che la cosa non dovrebbe tirar molto a lungo”.

     La situazione della Corsica, tenuta d’occhio dagli anglo-ispani, gli abitanti disgustati dalle norme introdottevi, anche sotto il profilo della religione, la guarnigione francese rinforzata di 1.500 uomini sbarcati a Bastia con Saliceti e Lacombe-St.Michel, ha indotto Pasquale Paoli, idolo dei compatrioti, anche per non esser processato dal tribunale rivoluzionario di Parigi, a spiegare la patente del re d’Inghilterra e convocare i deputati locali, tanto che i francesi non hanno osato uscire dalla città, accingendosi, con 250 montanari, sicuro dell’alleanza inglese, a cacciali dall’isola, rimasti lì inchiodati dal loro destino: l’esagerata circospezione del gen. St. Martin, le poco fortunate spedizioni di Lacombe, le ferite riportate dal gen. Gentilini, tutti brutti presagi per loro. Colpo di grazia l’apparizione della flotta inglese nel golfo di San Fiorenzo, il 6 febbraio, salutata dalla popolazione, sbarcando molte truppe dietro la torre Mortella dove hanno piantato una batteria per espugnarla. Divenuti poi padroni dell’isola, il 15 giugno stipuleranno un Trattato d’Unione ossia una Costituzione in 12 titoli, il 10° dei quali, di tre articoli, recitante che la Religione Cattolica, Apostolica Romana sarebbe stata la sola dominante, tollerate però anche le altre. Costituzione di conio moderno, ispirata a Rousseau ed alle idee illuminate di Paoli, formatosi all’università di Napoli, che rimarrà in vigore sino all’ottobre 1796, allorché i francesi riprenderanno la Corsica.