Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 27 invia al P. Gio Angelo Belluomini a Montefiascone la patente di vice priore per P. Pellegrino Serbatisti. Poi, tagliente, “Della secolarizzazione del P. Battelli non sappiamo che dirci. Come nulla ha scapitato colla di lui perdita la Religione così piaccia a Dio che presso di lui non abbia scapitato la di lui coscienza. La Francia non cessa ‘modis omnibus’ di tribolarci. Utiman finisca qui, e la carità che si usa a quegli Ecclesiastici c’impetri presso Dio la liberazione da ulteriori disgrazie”.

     Il 31 al P. Giuseppe Gatti a Forlimpopoli, dopo aver accennato al pulpito quaresimale per P. Grossi, soggiunge, miscelando regole di carità e prudenza, “Che Mons. Vescovo di Bertinoro usi la maggiore discretezza possibile in quel Conv(en)to in ciò che concerne l’Alloggio de’ Preti Francesi, ed Egli pure colle più insinuanti, e non rigorose, ed ostinate maniere deve procurare altrettanto presso quel Sig. Vic(ari)° Gen.le. Se però non riuscisse di esimersi dall’alloggiare i due Preti Francesi, ci vorrà pazienza nelle troppo critiche circostanze”, deve curare “la più esatta economia in ogni cosa, e rammenti a’ suoi Religiosi la necessità di soffrire nelle communi disgrazie, e di prestarsi ciascuno alle saggie, e caritatevoli disposizioni di chi ha tutto il diritto di comandarci. Faccia uso della maggiore prudenza”. Precisa al P. Angelo M. Scovoli, vicario priore e vicario del sant’offizio, a Senigallia, di non aver voluto aggravare quel convento, ma se “in oggi per l’attuale circostanza di dover alloggiare Preti Francesi, Egli conosca eccedente le forze del Con(ven)to il pres.e numero dei Religiosi, ne informi il P. Rettor Prov(incia)le, cui non sarà difficile lo sminuirlo, non mancando Conventi in quella Provincia, che abbisognano d’individui specialm.e Sacerdoti. Del rimanente Egli deve industriarsi presso quel Sig.r Card.e Vesc. per essere meno aggravato, che sia possibile, dei Francesi”. Raccomanda la maggior cura possibile, di schivare troppa famigliarità dei giovani, perché la soverchia loro libertà non serva alla nostra gioventù di pretesto per deviare dalla Regolare Osservanza. (41)

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(41) Il 27 ai PP. Am. M. Amati a Pesaro (diligenze usate a favore del card. Busca. Loda le sante esortaz. allo sgraziato prof.° Curti “Profittasse almeno di così felice occasione per mettersi bene con Dio, e divenire utile alla Religione, ed a se stesso”), Fil. Giusino a Lucca (per assistere alle pubbliche dispute di filosofia dei suoi stud. P. Gaet. Taddei e prof.° Luigi Lupini), Am. Caracciolo de’ Semidei a Lucca (notizie da altri un po’ alterate e da lui depurate su P. Ant. Guidotti), Gio Ang. Bernasconi a Pergola (Montefiascone, P. Pell. Serbatisti, prof.° Curti se fosse stato forzato dalla madre, non sarebbe difficile impostare la secolarizzazione, intanto “supposto che non si emendi, possiamo farci strada a liberarcene coll’espulsione”, debito del Paoletti con il monaco olivetano), Pir. Dotti a S. Gius. (P. Bottacci deve portarsi all’obbedienza, capelli inanellati, abiti non neri, invita “a scriverci di lui in una maniera non disprezzante, e satirica, ma onesta, e religiosa”: è evidente come C. tenga alla forma). Il 31 ai PP. Pell. M. Ghirlanda a Pesaro (pat. da conf. solo su rich. del prov.), Fil. Pavesi a Montefano (dest. regg. a Piacenza, ha chiesto la sospensiva). A mons. Niccolò Marcacci vesc. d’Arezzo riscontra il gradimento manifestato per aver accordato a P. Bernardini di andare ad insegnare in quel seminario.