Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 13 Caselli invia una lettera piccantina e ben condita d’ironia al P. Vincenzo Cella a Salsomaggiore, per mettere i dovuti paletti ad alcune sue rimostranze: “Vorremmo che tutti i Nri Religiosi fossero tranquilli e contenti, onde lieti nel Signore amassero le Religiose occupazioni, e compiendo ai doveri della loro Professione apportassero onore all’Ordine e vantaggio al Prossimo, gloria a Dio, e santificazione a se stessi. Ma veggiamo purtroppo che il nemico domina, e che le umane passioni distornano la maggior parte da questi oggetti coll’eccitare o dar fomento a motivi di disgusto, alterare o togliere la confidenza reciproca, e sovvertire la fratellevole carità. Dal foglio di Lui sotto il dì 27 del prossimo scaduto Settembre ci pare che Egli sia più che mai involto in questo misero stato d’inquietitudine, e di scontentezza per le cause di disgusto che dice di avere a carico del suo P. Provinciale. Su di queste non dobbiamo interporre il Nostro giudizio, se prima non sentiamo le ragioni di ambe le parti: possiamo però, e dobbiamo da Padre amoroso consigliarlo al più prudente religioso contegno, ad una saggia pazienza, ed a studiare seriamente i mezzi di rendere la sua situazione meno critica, ed inquieta, che possa essere nelle circostanze. A questo intendimento non ci pare, che Egli da qualche tempo abbia studiato troppo saggiamente, ed opportunamente, e ce lo fanno conoscere le diverse determinazioni e controdeterminazioni a cui si è applicato, e per le quali anzi che migliorarle ha peggiorato le cose sue. Sopra tutto ci ha sorpreso, che Egli come ci viene supposto abbia o trascurata, o ricusata ogni onorevole e lucrosa occasione d’impiegarsi in Arezzo: per cui non solo si sarebbe sottratto ai disturbi, ma risarcito in ogni sua onorificenza: P. Mro Carissimo, Egli ben sa quanto Noi l’abbiamo considerato, ed amato, perciò ci duole assai in riflettere, che la condotta poco avveduta di Lui ci formi come un ostacolo a fargli sperimentare la continuazione di questi nostri sentimenti. Vogliamo ciò non ostante conservarglieli, sulla speranza che il passato servendoli di regola per l’avvenire, ci darà la consolazione di sentirlo opportunamente sistemato ed in istato, che Noi possiamo in effetto dimostrarci quale colla dovuta considerazione, e parzialità di cuore passiamo a raffermarci”. (37)

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(37) Il 13 al P. G.B. Morra a Torino (comp. de’ Sette Dol. all’altare della comp. del Suffragio, P. Ferrero, al P. Ant. M. Venturini “Lo spoglio del def. P. Puchol appartiene ‘in integrum’ alla prov. di Spagna”, Costituzioni, Capo XXIII, trasmetterlo per cambiale; pulp.i quar.: PP. Paolo Lazari 1793, Facchini 1794, Porro a Padova 1794).