Carlo Piola Caselli
Ricordi storici, risorgimentali ed europeistici
nell'Archivio Piola Caselli


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     Pierubaldo, fatto il corso allievi ufficiali a Moncalieri, prestato servizio militare ad Imperia, sua prima tappa africana era Barce, in Cirenaica, col 41° regg. Fanteria, 9.a compagnia, della div. Cosseria (“Cosseria, croce di ferro” aveva scritto Carducci), che raggiungeva verso la fine di settembre del 1935. Poi, la divisione si trasferiva in Africa Orientale, dove partecipava alle operazioni militari assegnate. (59) Passava quindi, dal 29 marzo 1936, al 3° battaglione del 14° regg. fant. della div. Gran Sasso ed all’inizio del 1937 al 30° battaglione indigeni ad Abbì Addì. Rientrato in Italia, nell’autunno del 1938 si sposava con Fiorenza Croce. Infatti, dapprima era stata presentata al prozio, gen, Panizzardi, quando Pierubaldo era in procinto di partire per Barce, perciò Fiorenza aveva fatto amicizia con Carla Panizzardi, la figlia, e quando il generale era morto era accorsa a confortarla ma, per il funerale, era giunto a Roma Paolito, cugino primo di Carla, il quale aveva avuto così modo, subito dopo, di aver una lunga conversazione con questa signorina, che conosceva solo di vista, per i due bellissimi colli scozzesi che aveva visto condurre lungo la passeggiata a Varazze. Si potevano così fidanzare.
     Fiorenza diveniva così nuora di Virginia e di Paolito. Virginia, pittrice con gamma di cromatismi assai ricca, eleganza delle pennellate, sapeva infondere un senso cosmico a quanto rappresentava: la sua vita, ovattata nella discrezione, si potrebbe sintetizzare in chiesa, patria e famiglia. Fiorenza le era molto affine, in questi ideali: intenditrice d’arte, cultrice anch’ella di agiografia (leggevano insieme la Leggenda aurea (60) di Jacopo da Varagine), appassionata di letteratura, non solo italiana, molto diversa da sua madre, Teresa Garavini, già ved. di Quirino Croce, donna bellissima, elegantissima e coraggiosissima, a suo perfetto agio tra “belle époque” e futurismo: la carrozza non poteva bastarle, il motore scoppiettante della barca o dell’automobile, le ruote del battello, persino lo sbuffare delle locomotive o i più potenti locomotori potevano apparirle mezzi consueti, soltanto toccare un’ala poteva appagarla, nell’udire il rombo di un motore d’aeroplano. Nel 1927 si divertiva nelle acrobazie, come passeggera, sugli aeroplani dell’aeroclub, ma aveva letto tutti i giornali sull’impresa di Geo Chavez nel 1910 quando aveva oltrepassato per primo in volo le Alpi, aveva poi avuto modo, tramite un cugino, ufficiale di cavalleria, tornato dalla guerra di Libia, di ammirare, durante la grande guerra, gli assi dell’aviazione italiana, eroici difensori della patria, quando erano di passaggio in città, a teatro od in un elegante caffè, loro ritrovo, poco distante dalla caserma di cavalleria, in via Molino delle Armi, lì allora c’era il naviglio, dove signore e signorine ambivano poter esser accompagnate, da un loro cavaliere, per vederli e, se possibile, conoscerli; in seguito aveva reincontrato il pilota Carlo Adamoli, che ricordava di aver già intravisto proprio là anni prima.

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(59) ) Giorgio MEDINA, In Africa con i mitraglieri della Cosseria, in questo libro di ricordi testimonia che, essendo rimasti senza viveri, finalmente erano stati gettati con il paracadute, sceso dalla parte di Piola Caselli il quale, non potendo pretendere che i suoi soldati spartissero con quelli di Medina, aveva dato il buon esempio, lasciandoli liberi di decidere: ovviamente tutti seguirono il suo comportamento.

(60) ) Opera di agiografia che ha molto influenzato l’arte e, di riflesso, la storia dell’arte, comprendente anche i santi guerrieri.