Carlo Piola Caselli
Ricordi storici, risorgimentali ed europeistici
nell'Archivio Piola Caselli


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     Amaro rientro in Italia, non solo per il duro destino della patria, ma reso ancor più doloroso
     dal fatto che il comandante del piroscafo, sempre così premuroso e sollecito, durante la lunga
     navigazione, verso di lui e verso la moglie, che si era non poco meravigliata, anche se abituata, di così tante e delicate attenzioni, lo convocava nel suo ufficio, poco prima dell’arrivo in porto, per dargli la triste notizia che il suo unico figlio, Franco, risultava disperso in Russia: non aveva voluto amareggiar loro il viaggio ma, ormai, doveva comunicarglielo. Sbarcati, hanno quindi percorso tutta la penisola, in un viaggio assai accidentato, lungo e periglioso, fino a Milano e, quindi, fino a Cremnago. (50) Arivato a casa, lo colpiva anche la notizia della morte, per incidente, del fratello Paolito, occorsa il 14 maggio, di cui non era al corrente, date le difficoltà delle comunicazioni in quel periodo.
     In totale, Vittorio Piola Caselli ha fatto 14 anni, 10 mesi e 17 giorni di servizio, 8 anni dei quali in Africa Orientale. Avendo espletato delle indagini statistiche e territoriali, il suo carteggio africano e le varie relazioni, di cui si conserva copia, assumono un interesse specifico e persino le sue memorie dattiloscritte, riprodotte in poche fotocopie per gli amici, vanno ben al di là di nostalgiche rimembranze, per lo spessore dei delicati incarichi. Inoltre, anche tutta la corrispondenza con il figlio, specialmente quando era cadetto all’Accademia di Modena, assume una valenza pedagogico-militare d’epoca. Quando è morto, la Cecchignola ha inviato alla chiesa un picchetto d’onore e la vedova ha ricevuto le condoglianze anche di Sua Maestà che, pur dall’esilio, si diceva presente nel lutto, ricordando insieme anche il loro figlio Franco.

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(50) ) Vittorio e Paolito andavano a villeggiare, ogni estate, da bambini, nella villa-castello di Inverigo, dai marchesi Crivelli, imparentati con loro madre, scomparsa prematuramente, dove erano sparite le armature che si conservavano “fino a quando i francesi ci tolsero anche quest’ultime reliquie d’indipendenza” come lamentava Ignazio Cantù, il fratello di Cesare.