Carlo Piola Caselli
Ricordi storici, risorgimentali ed europeistici
nell'Archivio Piola Caselli


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     Vittorio aveva sposato Louise Juliette Monin, nata nel 1891 a Lione, che aveva un fratello, François, caduto per la Francia, e loro figlio Franco era nato a Milano il 22 settembre 1918. Questi, appassionato di cavalli, dopo aver frequentato l’Accademia di Modena, era perciò stato promosso tenente cavaliere in s.p.e. nei cavalleggeri di Monferrato ed aveva vinto parecchie coppe, ricordiamo solo quelle, in argento, a San Siro, del premio Savoia (30.III.1941) e del premio Esercito (30.IV.1941). Ma non riteneva confacente al suo ruolo di ufficiale di carriera limitarsi a vincere prestigiosi premi quando la nazione era in guerra. Partiva quindi per la campagna di Russia, come capitano, nella III div. celere, 13° gruppo semovente da 47/32, ma risulta purtroppo disperso in località Nazarof. Si conserva un suo interessante carteggio, persino una raccolta di ritagli di giornale, su un quaderno di scuola, attento fin da bambino alle imprese di Umberto Nobile. Nelle lettere scambiate con tante sue compagne di ginnasio e di liceo, od appartenenti a famiglie di colleghi d’accademia, o con proprietarie di prestigiose scuderie, sue ammiratrici, aleggia tutta un’epoca, con un’effervescenza giovanile, fatta anche di feste da ballo, nei saloni dei loro palazzi e ville, ma purtroppo segnano, in prospettiva, il tramonto di una cavalleria carica di entusiasmo ma piena di stile e di rigore. Dal punto di vista strettamente militare, oltre al carteggio con il padre, risultano particolarmente interessanti i suggerimenti del cugino di suo nonno, il gen. Renato Piola Caselli, specialmente nel periodo dell’accademia. Le pagine più tristi che lo riguardono sono quelle della speculazione politica ma soprattutto di quella umana che era sorta in seguito al disastro. Era stata costituita infatti un’organizzazione che, informandosi persino sui minimi particolari, abitudini, piccole manie, modo di comportarsi, ritraendo la persona, davano la speranza di poter avere notizie ma, unicamente, nell’intento di spillare denaro, con la scusa della lontananza e delle difficoltà di avere informazioni aggiornate, una forma di sciacallaggio riprovevole, non tanto per gli importi che chiedevano quanto per il subbuglio di sentimenti che generavano in coloro che, se non altro, avevano invece bisogno di rispettosa tranquillità.