Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     L'offerta di questa corazzata infatti corrispondeva ai canoni prescritti dall'Unione Militare, con stazza di circa 10.000 tonnellate, velocità media di 23,4 miglia ed armamento sincrono; aveva quindi prestazioni più del doppio ed era più veloce e ben più potente delle tre corazzate della flotta greca “Spetse”, “Ydra” e “Psarà” costruite nel 1890. Inoltre, questo ordinativo avrebbe ristabilito un equilibrio nell'Egeo tra le forze greche e quelle dell'impero ottomano, che aveva due corazzate di fabbricazione tedesca del 1891, il “Chaipedin Barbarossa” e il “Turgut Reis” di 9901 tonnellate ciascuno ma della velocità di appena 17 miglia, quattro cannoni a tiro rapido da 234 millimetri, 8 da 190 e 3 torpedini da canne da fuoco, contro 6 cannoni a tiro lento da 280 millimetri, 8 a tiro rapido da 105 e 8 a tiro rapido da 88.
     Tuttavia, l'acquisto della nuova corazzata procedeva tra difficoltà e problemi economici non indifferenti. Le prime due rate, di sette milioni di dracme, venivano pagate con facilità, in virtù del lascito di Giorgio Avérof, morto nel 1899, dalla cassa navale da guerra, in base alla clausola che la nave che lo stato avrebbe acquistato avrebbe portato il suo nome. Ma la rimanenza era a carico dello stato greco. Rinvenire il denaro necessario era uno dei più urgenti problemi finanziari che dovesse affrontare il governo di Stefano Draguni, salito al potere il 18 gennaio 1910, per fare uscire il paese dall'inestricabile situazione politica e finanziaria in cui lo avevano portato le perorazioni ed i maneggi dell'Unione Militare che ne guidava le scelte e le delibere. (12)

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(12) Ibid., p. 18.