Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Fino all'estate del 1910 l'operazione finanziaria definitiva era rimasta sospesa. Il governo greco aveva dato come caparra la somma depositata da Avérof, ma non poteva garantire il resto senza l'intervento di un grosso finanziamento estero. Il governo francese era contrario ad approvare prestiti tramite banche francesi, da usare per armamenti che sarebbero stati adibiti contro la Turchia e, per di più, per una nave non ordinata in Francia ma in Italia! (13)
     Né pressioni, neppure la politica pacifista della Grecia di questi ultimi mesi, erano valsi a piegare il governo francese a fare aprire i mercati finanziari per l'erogazione dell'ingente prestito di 110 milioni di franchi, che richiedeva la Grecia. Quello che riuscì finalmente ad ottenere, era l'anticipazione della somma di 40 milioni di franchi, da banche francesi ed inglesi, il 3 luglio 1910, che iniziava ad esser versata ad Atene agli inizi di settembre. Di questo denaro, 17 milioni venivano subito assegnati per l'Avérof, supplendo al rischio di insolvenza da parte del governo greco, salvando così onore e sicurezza. (14)

     Questa corazzata, essendo la terza della serie, anche se con prestazioni più spiccate, era già progettata ed in gestazione. Il travaglio è stato, come abbiamo esaminato, piuttosto di carattere prima politico e poi finanziario. Per i cantieri Orlando di Livorno era ormai “facile” produrla, in parte era già in opera, si spiegano così i tempi tecnici relativamente brevi, per una stazza del genere, per l'epoca, un secolo fa, tra l'ordine ed il varo, ossia la parte più delicata ed importante per qualsiasi naviglio.

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(13) Ibid., p. 20.

(14) Ibid , p. 20.