Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Al P. Alessio Giovannini a Piacenza ricorda che dopo l’appello a questo tribunale dell’A.C. di Roma sulla sentenza di quella curia vescovile per l’affare di Croara, essendosi compiaciuta S.A.R. di far intendere che avrebbe gradito che quella causa fosse discussa nei suoi stati, ritenemmo nostro dovere rimetter tutte le carte nelle mani del sovrano, che con somma clemenza si è degnato di accoglierle. Raccomanda di porger gli ossequi al vescovo. “Affollati da mille altre faccende” non ha tempo ora per riscontrare gli altri punti.

     Al P. Filippo M. Dal Pozzo ad Imola si mostra contento che quel convento sussista, non ostante l’unione di quella provincia alla Cisalpina, percui ritiene che se il governo toglierà quello darà altro stabilimento. (426)

     Il 25 avverte Baroni a Lucca che quello di Forlì è in pericolo di perdersi, per la mancanza del numero di individui nazionali, finora non essendo che tollerata la sua sussistenza. Vi son andati il reggente Gadini ed i PP. Baldini ed Achilli, altri son tati restii, neppure il prov. Piraccini, cattiva scelta quella di P. Santi, avendo “nemici Secolari che potrebbero aver dell’influenza nel Governo”. “Già dicesi colà vicina la vendita dei Beni dei Conventi soppressi ed anche sussistenti in favore dei creditori della Comunità: già hanno fatto lo spoglio del restante degli Argenti delle chiese”, così a Faenza. Circa la visita, valuti. (427)

     Il 26 avverte il fratello Paolo Giuseppe ad Alessandria “Ci scrivono da Genova il P. Priore Bertoletti ed il P. Regg. Vinay esservi colà il giorno 15 decretata l’espulsione de’ Regolari Forastieri dentro il termine di giorni otto, con la proibizione di vestire ed ascendere all’Ord. del Suddiaconato senza la previa licenza del Governo”. In mezzo alla totale afflizione, consolante è il riflesso che il capitolo generale sia ormai prossimo, percui spera di potergli spedire, entro otto giorni, la citatoria, che farà stampare fedelmente, apponendovi sigillo e firma sulle copie, come potrà apprendere dall’ex provinciale Ferrero. In sequela degli editti di Genova diamo a tutti i genovesi la libertà di rimpatriare, affinché non abbiano poi a dolersi di non averlo fatto, “tanto più attese le imposizioni su tutti i Beni Ecclesiastici dello Stato Pontificio”.

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(426) Il 19 ai PP. Giovannini (continua: P. Canepari), Fil. Bottacci a S.M.N. (lo rampogna per essersi fatto pagare il viaggio dai PP. di Lucca, per Spoleto ne parli al prov.), Mariani (cont.: P. Veronesi), Bazzoni (cont.: P. Ciceri), Bentivegni a Rimini (Battisti, fac. a don Luigi Corea; C. vuol sapere quanto abbiano percepito i disertori), Pell. Marazzani a Borgo S.D. (spogli relig. defunti, fù converso Angelo Dossena), a mons. Argelati a Velletri (atteso qui a Roma mart., ma si spera si adatti, poiché la solita camera è occupata dal priore gravem. infermo), il 23 a don Gius. Farini a Ravenna (fac. di ben. abitini di M. SS. Addol. e assoluz. in ‘articulo mortis’, per le corone priore di Russi, non potendo estendere a lui tale fac. in conseguenza del breve di secolarizzaz., circa il bramato apostolico indulto per continuare la recita degli Offizi dell’Ordine, lo cerchi tramite altro canale).

(427) Il 25 ai PP. Baroni (continua: P. Padovani a Senigallia, suoi ordini per Forlì di 3 mesi fa, ora le cose sono mutate), Fil. Giussini a Siena (Foligno, P. Garibaldi), Gius. M. Orsi a Firenze (pulp. quar. di Perugia già assegn.).