Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Al card. Mattei arcivesc. a Ferrara riscontra le premure verso il converso frà Luigi Gallini perché passi allo stato clericale, ma ostano le nostre regole, essendo rarissime simili concessioni, sarà però da noi coadiuvato per impetrare la necessaria dispensa, purché abbia sufficiente conoscenza del latino e l’accettazione come figlio di quel convento.

     Raccomanda a Tomei a S. Maria Nuova di far andare i genovesi in patria, anche da S. Fiorenzo.

     Con Struzzieri a Loreto si compiace che tramite l’ab. Simi quell’ospizio sia già in possesso del censo Guazzesi, malgrado l’editto delle nuove imposizioni al 6 di quei fondi di cui non si pretenda la vendita della sesta parte, ma un pagamento in cedole. Tramite i benefattori è cresciuta l’entrata e riuscirà così a sussistere. “Confidi nel Signore”.

     A Padovani a Senigallia “Anche qui si era sparsa voce che da Ancona era fatta richiesta delle Facoltà Pontificie per la vendita di certi beni ecclesiastici”, ma non così specificatamente. Ringraziamo il signore che non l’abbiano ottenute. L’editto “del 6”, “quanto è universale, altrettanto non ammette replica, né spiegazione”. Calcoli i fondi attivi e veda a quanto ascende la sesta parte dei medesimi e trovi una somma corrispondente per poi pagarla al Principe, per cui promette l’annuo frutto del tre per cento.

     Al P. Sostegno Ravaglia a Forlì “Al Sommo dispiacerebbe la perdita di quel Convento di Faenza, un conto è che vestano da secolari ed il Signore avrebbe misericordia”, ma se “nodrissero in cuore tal sete, o esternamente dessero la spinta all’abolizione, guai a costoro”. Raccomanda di pensare una ben concepita dichiarazione da presentare, nell’eventualità, nelle debite forme, a quella centralità, nel caso di soppressione del convento o di manomissione o vendita di beni del medesimo, comprendendo il carico di 400 scudi per S. Maria in Via, essendo quel convento semplice amministratore.