Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     A Solinas a S.M.N. chiarisce che un conto sia la prudenza e la carità cristiana, dovere, specialmente dei superiori, ma se devono ammonire, correggere, castigare, è doveroso, seguendo tutti i gradi. Così deve fare, intimando al professo Goveani, senza tema di mancare alla carità cristiana, di partire per Città della Pieve, mentre Perilli, dopo le comodanti intese col provinciale, che impediscono nuove provvidenze, se usa uscire senza licenza mattina e sera, legga le Costituzioni e vedrà quale sia il suo dovere e, gradatamente, vi potranno mettere mano i superiori maggiori. Insomma, guanto di velluto ma pugno di ferro!

     Particolarmente significativa è la risposta del 20 aprile a mons. Morozzo, governatore a Perugia, non solo per come minimizza, non ‘si sbottona’, non può farlo, lo si capisce benissimo, percui usa questo tono scherzoso ma, se non contenesse un nocciolo di verità, rasenterebbe l’impertinena, di fronte a simile personaggio, invece, così, si mette in pari. “Piace all’E.S. di scherzare con noi allorché prende ad anticiparci rallegramenti sopra un supposto, che non sappiamo capire come abbia potuto spargersi. Consapevoli del nostro niente non sappiamo intendere in altro senso quanto ha egli la bontà di significarci. Come per altro nello scherzo medesimo non possiamo che ravvisare un tratto di suo buon cuore verso la povera nostra persona, così non cessiamo d’attestarlene i sentimenti più vivi d’ossequiosa riconoscenza”. Notiamo che le parole sono pesate, soppesate, arcipesate, però non smentisce, altrimenti avrebbe dovuto dichiarare esser tutte frottole messe in giro, non capisce come la notizia abbia potuto spargersi, cioè ammette implicitamente che sia vera, il papa lo ha creato cardinale in pectore, senza render ciò pubblico, ma la notizia è trapelata, percui lui per correttezza deve far finta di ignorarla. Ignorare non vuol però dire negare e si mostra abile nel glissare sull’argomento. Ma, come concludere la lettera? Facile, sviare il discorso, passando a criticare che P. Perilli “continui a vivere a suo capriccio nell’indipendenza, uscendo mattina e giorno senza licenza dal convento contro le regole e consuetudini singolarmente rapporto alla gioventù” percui non potrà rimanervi a lungo, malgrado i riguardi dovuto all’E.C., a meno che quel giovane, col di lui mezzo, non cambi.