Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 4 sollecita P. Testafochi ad esporgli al più presto gli orientamenti per come surrogare il capitolo, essendo la posta con Vignale particolarmente lenta. Circa coloro i quali devono discutere le tesi, osserva “Se il capitolo colà non si fa, come possono chiedere d’esporsi quei giovani? Non … che s’abbia da fare per questo”, ma che comunque “non può aver luogo nelle presenti circostanze”. (131)

     Offre l’opportunità al P. Filippo Zampa a San Pedretto, qualora non abbia ancora ordinato la soddisfazione degli obblighi residuali, di ottenerne abbastanza facilmente la deroga a Roma dalla sacra congregazione del concilio, tramite l’emo vescovo d’Orvieto coi sacerdoti “che celebrano in quella Nra chiesa”.

     Rivolge alla contessina Ippolita Schiaffinati, a Guastalla, delle gentili espressioni “Da che abbiamo il piacere di conoscere in quel R. Coll(egi)o e Lei e le Sue Compagne siamo sempre stati nella consolante opinione, che Elleno abbiano innanzi a Dio compite per Noi quelle spirituali premure, che nelle anime buone la cristiana carità suol ispirare”, percui ha impetrato “la conservazione e l’aumento di tutte quelle cristiane, e civili virtù”.

     L’11 al P. Carlo Felice Closio a Castelnuovo Scrivia, dapprima tratta dei conversi, poi passa alla situazione contingente “Confidiamo nella bontà del Signore che ci liberi da queste sì critiche circostanze”. Intanto, P. Pellegrino Facchini ha avuto l’onore, dall’emo arciv. di Napoli, di esser invitato a predicare in quella cattedrale, disimpegnandosi dal quaresimale di Verona che aveva tanto sollecitato di poter avere. Caselli riflette che, anche se vi sia poco tempo per surrogarlo, grande sia l’onore anche per l’ordine, percui comunica al religioso che lo vedrà volentieri quando sarà di passaggio a Roma. (132)

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(131) Il 4 a Testafochi continua (giovane Goveani, fuori tempo, i cui parenti vorrebbero collocarlo “in qualche convento di soggezione”, “ma dove si prende ora?”: i collegi non sono per lui, o troppo inoltrati agli studi, Reggio al completo tra professi e novizi, Bologna ai Servi o S. Gior. non va bene, neppure Piacenza, Parma, in Torino all’opposto P. Ghersi non ha altra occupaz., P. Moraglia, frà Fil. Chiara, bacc. Ferrero e Zuffinetti, nessuna notizia di P. Marchesini, pat. conf. PP. Bassi e Raspi), ai PP. Gio Ang. Baroni a Lucca (quar., zanzariere di cui Caselli pensa di non averne bisogno, sortendo da Roma, ma si riserva in seguito), Clem. Annibali a Viterbo e Franc. Paolini a S. Angelo in Vado (pat. di conf.), Gius. Bevilacqua a Faenza (chiede di P. Casotti che era stato bloccato dalla peste), Gio Ev. Pallotta a S.M.N. (può istruire il secolare separatamente), al sig. Carlo Croppi a Forlì (nulla quel convento gli deve e vi sarà presto il P. Luigi Rossignoli con cui potrà intendersela).

(132) L’11 ai PP. Fil. Balbi a Galliate (predicatore di Vogogna), Fil. M. Moris a Piacenza (sentenza giudicale del vesc. sulle pretese degli abitanti di Croara a pregiud. del conv. di S. Anna), il 14 a don Pasquale can.co di Trento a Terracina (corone), ai PP. Ermen. Berretta a Pavia (P. Bonav. Mussi vorrebbe rilasc. al f.llo “fin che dura la presente crisi” parte dei suoi livelli decorsi), Dini (lunga lett. , noviziato, sarebbe bene ristabilire, appena possibile, il professato, ora non si sa come sistemare i prof.i Grechi e Ciceri, appena non si dovranno più ospitare i francesi), Carlo Bonfichi a Parma (quest. discussa nella visita, spese da addossare per malattia e morte, secondo l’interpret. delle costituz., a Roma ha approfondito il caso sollevato dalla m. di Mazzasogni, prov. della prov. di Lombardia ma stanziante a Parma, da rimbors. a Piacenza, che ha sost. le spese per cure e fun.).