Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     E’ stato via da Roma quasi sei mesi. Rientrato a S. Marcello, il 2 novembre riprende il suo epistolario, che riguarda anche la distribuzione delle prediche, occorrendo non solo accontentare i confratelli ma, soprattutto, colmare i vuoti in certe località. “Abbiamo stentato un po’ quest’anno a provvedere tutti i Pulpiti, atteso che molti sono provveduti fuori dell’Ordine”, confida a Bonanomi, essendo evidentemente elevato il prestigio raggiunto dalle predicazioni servite. Raccomanda a P. Paolo Marchetti che non nascano sconcerti, “a’ quali difficilm. in questi tempi potremo noi accorrere per rimediare”. (116)

     A Dini, a Cesena, circa gli apparati di Faenza, di cui ha chiesto notizie più dettagliate a Centeneri, “Noi sospettiamo che tutto il male venga dalla troppa avidità di quei PP. di guadagnare, sopra di che se non si moderano perderanno tutto”. Ne scaturisce una delle sue tante massime, di cui tentiamo di far tesoro, in quest’amalgama da cui potrebbe uscire un volume di teologia morale. A Bernasconi a Pergola disquisisce su una lettera del vescovo di Foligno, relativa a delle differenze insorte tra Politi e Stefanelli. Ora Politi “nega di essersi dichiarato soddisfatto col Vescovo” ma, fra il prelato, che asserisce, e lui che non riconosce, la presunzione di verità sta per il vescovo. Evidentememte, se sentenzia così, conosce bene il soggetto. Osserva poi che nel convento di Sant’Angelo in Vado si mangi alla giornata, a forza di contrarre debiti, percui dia i suggerimenti opportuni. (117)

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(116) Il 2 ai PP. Gio Ang. Caselli priore a Cassine (pred. colà per l’avvento), Erc. Ant. Bonanomi a Milano (pulp. di Milano a Gio Ang. Baudisson, di Mantova a Paolo Marchetti), Gio Pietro Dalla Valle a Genova (quar. di Vogogna da presentare alla curia di Novara prima dell’Epifania, se vuol trattenersi a S. Salvatore, s’intenda col prov., mons. vesc. di Novara bramerebbe che la predicaz. tornasse ad essere quotidiana o quasi), Paolo Marchetti a Milano (quar. a Mantova, confermi accettaz. a P. Bonanomi), Alessio Maccolini a S. Fior. (avvento a S.M.N.), Gio Ang, Targhi a Imola (che, come si costuma, vorrebbe licenza per lo spaccio del vino al minuto, ne scriva al prov. Dini), Gio M. Centeneri a Faenza (vitalizio al rev.mo P. confessore del palazzo pontificio; apparatori Franc. Zaoli e Andrea Liverani, sapere se si siano prestati apparati a Gius. Aleotti, Nic. Chiarini, Venan. Panzavolta, Dom. e Giac. Rivalta), Dini a Cesena (provvidenze eque al conv., salvo le lamentele di P. Galassi; casa col. da erigersi in loc. Prati, sì col cons. del discretorio, vendita della Carrettella, questione delle cantine interne ed esterne, con catenaccio, in modo che le donne non entrino nella clausura; PP. Farini e Betti per fac. di confess.; lettera di Cristof. Piraccini per P. Poggipollini, ab. Personali).

(117) A Bernasconi continua, da Passignano due ricorsi, uno contro P. Paoletti e l’altro contro il priore come dedito al vino, “dettati dalla guerra vicendevole dei due Religiosi, fra i quali se il Priore ha qualche difetto, il Paoletti ha tutti in sommo grado”; a Narni divergenza tra il priore e Cottogni per la messa festiva aggiustata autorizzando questi a celebrane altrove una al mese; oblato Gaet. Miccioni, lingua disinvolta, intemperante nel bere, dicono che tenga dell’arsenico, cautele prima di farlo professare. Il 5 in Calabria all’arcipr. don Giov. Conia a Carità Mileto, per Carità e Galatro e dal nuovo parroco di Orsigliadi per ben., ed a don Franc. Rabbini parr. vicino a Palermo, per ben. abitini. Il 6 ai PP. Carlo Bonfichi a Parma (lettera del P. Fil. Verandi sulle messe), Ang. Malerba a Ravenna (di non aver incontrato, in viaggio, P. Facchini, né ha fatto sapere del pulpito, per secondare le premure dell’emo legato e delle persone, ma si provvederà), Agap. Boccanera a Città di Castello (quar. nella Terra di Cantiano).