Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Il 18 luglio Caselli scrive alla sacra congregazione a favore del m.ro in sacra teologia Gio Batta Andrei, del convento dei Sette Dolori di Massa Ducale, diocesi di Sarzana, di 59 anni,, avendo due piccoli nipoti ‘ex fratre’, un maschietto ed un femmina di 12 anni, orfani di padre, abbandonati dalla madre, avendo già ottenuto tre indulti negli anni passati, ed essa annuisce ‘pro petita prorogatione’.
     P. Francesco Dapini chiede la remissione delle sia pur meritate pene, per la fuga dal carcere, e di scontarne un’altra nel convento di Forlimpopoli (già il procuratore se ne era occupato, con biglietto alla segreteria di stato del 1° aprile 1788, ma poi costui è fuggito ed è stato contumace).
     Il 25 novembre il sac. professo Gioacchino Gherardini, toscano, ma addetto alla provincia di Bologna, con amarezza d’animo espone le sue reiterate fughe, per scansare le meritate pene per i suoi trascorsi giovanili, malgrado l’assoluzione della sacra penitenzieria, portandosi, la terza volta, nella diocesi di Pistoia, dove ha avuto una lite cruenta, nella quale, essendo stato pestato con un bastone, ha estratto un coltello, uccidendo l’aggressore. Ma ha celebrato due volte, la prima pubblicamente, al tempo della semplice apostasia, la seconda privatamente, all’epoca dell’omicidio; condannato ad esser relegato cinque anni alla Verna, santuario e ritiro dei Riformati, e ad un anno di carcere, ora, riconoscendo i suoi eccessi, chiede di esser riammesso alla partecipazione ai SS. Sacramenti, implorando l’assoluzione dall’iterata apostasia e dall’irregolarità: supplica che, formulata tramite il procuratore generale, vien benignamente accolta dal card. De Zelada (segretario B. Trincia).