Carlo Piola Caselli
Ricordi storici, risorgimentali ed europeistici
nell'Archivio Piola Caselli


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     Tralasciamo i ministri e limitiamoci ai generali di queste due famiglie. Scrive testualmente, in righe molto suggestive, Tolstoi:
     “l’incontro di Bagration, nella nuovissima attillata uniforme, Beklesov e Fedor Petrovic Uvarov, al club … terminato il coro … bevvero alla salute di Beklesov, di Naryskin, di Uvarov, di Dolgorukij, di Apraksin e di Valuev”.
     Arriviamo al 26 agosto ossia a quando Napoleone ha spostato l’azione fra Utica, Semenovskoe e Borodino, percui gli interventi di Ponjatovskij verso Utica e di Uvarov sul fianco destro francese costituivano delle dimostrazioni isolate rispetto al diagramma della battaglia. Più avanti riprende:
     “l’azione dimostrativa della cavalleria di Uvarov … , presso Utica, lo scontro tra Ponjatovskij e Tuckov: ma entrambe isolate … rispetto a quanto s’andava svolgendo al centro del campo di battaglia”. Poi, dopo alcune pagine:
     “Kutuzov si trovava a Gorki, al centro dello schieramento delle forze russe: l’attacco sferrato da Napoleone contro il nostro fianco sinistro era stato, ripetute volte, respinto. Al centro i francesi non s’erano avanzati oltre Borodino. Sul fianco destro la cavalleria di Uvarov aveva costretto i francesi alla fuga”. Dopo qualche decina di pagine, arriviamo a quella più suggestiva di tutte:
     “Proprio sotto alle icone, a capotavola, col san Giorgio al collo, col viso pallido … sedeva Barclay de Tolly. Già da due giorni lo tormentava la febbre … Al suo fianco sedeva Uvarov, e a mezza voce (come parlavano tutti), accompagnandosi con rapidi gesti, esponeva qualcosa a Barclay. All’altro capo del tavolo … il conte Osterman-Tolstoj. Raevskij lanciava occhiate verso Kutuzov, ora verso la porta d’ingresso”. Intanto, Konovnicyn sorrideva furbescamente, rapito dalla ragazzetta Malesa. “Tutti erano in attesa di Bennigsen, il quale stava terminando, intanto, un suo gustoso pranzetto, sotto il pretesto di compiere un’altra ricognizione delle posizioni. L’attesa si protrasse dalle quattro fino alle sei”. Osserviamo però che, forse, aveva preso tempo per riflettere tra di sé prima di presiedere la seduta. Arrivato, finalmente, Bennigsen apriva il consiglio di guerra, ponendo la questione che lo tormentava: