Paolo Orlando
L'Archeologia e l'Ingegneria moderna per il Porto di Ostia


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     Tra Anzio e Civitavecchia gli antichi ebbero molti porti, ma dovevano essere piuttosto semplici punti di approdo, o sorgitori, perchè di essi non rimane quasi traccia. Bisogna convenire che in genere Roma non ebbe fortuna nella costruzione dei suoi porti ed in ispecie in quella dei porti di Ostia e di Claudio, dei quali soltanto interessa ora di parlare. Ad Ostia non vi fu mai un vero e proprio porto artificiale con moli e banchine; la stessa foce del Tevere doveva dare ricovero alle navi militari ed alle onerarie addette agli approvvigionamenti di una popolazione sino a 2.000.000 di anime. Le navi onerarie, che certamente dovevano pescare poco più di un paio di metri, erano di frequente obbligate ad eseguire in mare aperto, si può immaginare con quali difficoltà e con quali rischi, l'operazione di allibo. Però nonostante tutto, per forza maggiore delle necessità della grande Metropoli, Ostia al suo apogeo, nel primo e nel secondo secolo dell'Impero, aveva preso tale sviluppo da raggiungere una popolazione di oltre 80.000 persone. Del porto costruito da Claudio nei pressi dell'attuale borgata di Fiumicino rimane visibile soltanto la darsena di Traiano nel laghetto di Porto. Gli ingegneri di quell'epoca nel progettare i porti di Ostia e di Claudio certamente non si resero conto del regime della spiaggia e delle sue condizioni idrografiche. Il porto di Ostia inevitabilmente doveva perire perchè costituito dal breve estuario di un fiume sfociante in un mare interno senza maree, per cui la sabbia ed il limo sostenuti dall'acqua in moto si depositano appena questo moto cessa allo sbocco del fiume in mare.