Premessa al Diario di Paolo Orlando
di Carlo Piola Caselli

      Alda Piola Caselli nel 1948, ossia cinque anni dopo la scomparsa del marito, ha versato all'Archivio Storico Capitolino le cosidette “Carte dello Studio di Paolo Orlando” la cui catalogazione, curata da Maria Teresa De Nigris, Carla Ferrantini e Paola Buia, è stata oggetto di una pubblicazione da parte dell'Università degli Studi Roma Tre.
      In considerazione degli eminenti personaggi che animavano la vita della capitale nei primi decenni del secolo scorso, abbiam pensato di ripubblicare, in questa sede, le 175 pagine del Diario di Paolo Orlando che egli aveva messo in appendice al suo famoso volume Alla conquista del mare di Roma.
      Interessanti studi son stati elaborati, specialmente nei primi anni di questo millennio, molti dei quali promossi dall'équipe della suddetta università, condotti sulla scorta di alcune sue pubblicazioni. Però già pressoché tutti i libri sul litorale di Ostia accennano a lui, oltre al periodico della sua epoca “Roma Marittima” che era una sua emanazione.
      Unico anello debole della catena, che merita di esser rafforzato, è quello dell'effettivo apporto di Paolo Orlando al potenziamento degli scavi di Ostia antica. In famiglia lo si è sempre saputo, le generazioni successive ne hanno avuto conferma anche sulla scorta di testimonianze verbali di personalità della cultura (abbiamo anche una lettera del barone Giovanni Di Giura), la difficoltà è stata quella di trovare congruo riscontro negli archivi pubblici. Ne abbiamo tuttavia già sostanziosa traccia non solo in questo Diario, ma anche nella sua memoria retrospettiva dattiloscritta, del 1927, inviata anche al Capo del Governo, “L'archeologia e l'ingegneria moderna”, conservata quindi anche all'Archivio Centrale dello Stato, di cui ci accingiamo a leggere qualche brano, dove accenna all'Ente “Pro Roma Marittima” da lui fondato nel 1904, promuovendo, quasi subito, una conferenza, tenuta dal direttore degli scavi Borsari, al cospetto del re, “Ostia ed il porto di Roma antica”, cui ne seguono altre, di altri, sempre onorate dalla presenza del sovrano. Ma, subito dopo, il Comitato passa “dalle lezioni all'azione, promuovendo un'opera di bonifica di duplice utilità, igienica per la colonia romagnola di Ostia Castello, archeologica per Ostia Antica”. Nel 1906, “i fondi stanziati per gli scavi di Ostia” essendo “assai scarsi ed ancor più scarso il coraggio ad imprendere cose nuove; ma per merito principale di Luigi Rava, Ministro per la P.I., si riuscì a mettere assieme gli interessi di questo Ministero con quelli del Ministero dei LL.PP., e la bonifica per colmata del “Fiume Morto” fu eseguita colla terra di ripresi scavi”. Orlando prosegue così, in questa sua interessante memoria, “L'archeologo Dante Vaglieri” successore di Borsari per Ostia, “potè così iniziare un nuovo e lungo fortunatissimo periodo di scoperte, perché in seguito ebbi io stesso la soddisfazione di rendere persuaso il Ministro del Tesoro, Francesco Tedesco, della grande importanza archeologica di Ostia e del dovere dello Stato di riprenderne con maggior mezzi gli scavi. Ne venne infatti lo stanziamento, sino allora mai accordato a nessuna stazione archeologica, di 700.000 lire. In quei tempi i lavori costavano poco e con quella somma cospicua, corrispondente a circa 3.000.000 delle attuali lire”, come ricorda nel 1927, “il Vaglieri e poi il Paribeni poterono scuoprire nuovi elementi d'investigazione della storia di Ostia e di Roma e preziosi esemplari di scultura, uno dei quali, la ben nota Vittoria di Ostia, costituisce l'emblema del nuovo rione marino”, poi il discorso diviene ancor più incisivo, “Ciò che più interessò il Comitato fu il completo sgombro della piazza rettangolare su cui s'innalza l'Anfiteatro di Adriano ed il Tempio a Cerere. Quella piazza è racchiusa su tre lati da grandi porticati sotto i quali si aprono le sedi delle varie corporazioni”.
      Come accenna nel suo Diario, il 3 nov. 1916 si incontra ad Ostia Antica col direttore Paribeni per meglio organizzare gli scavi. Sotto il polso della sua dinamica regìa, avvalendosi anche del bagaglio culturale ed imprenditoriale acquisito quando si era occupato del cantiere di famiglia, tra le tante iniziative, emergono i lavori della Commissione per il Risorgimento di Roma.
      L'intenzione di erigere il tempio alla “Regina Pacis” ci consente di ricordare la cordialissima accoglienza riservatagli da Benedetto XV, un seme che germoglierà nei rapporti tra Italia e Santa Sede, ed i successivi protocolli con il Card. Vannutelli.
      L'occhio attento allo sviluppo del territorio lo induce, tra l'altro, persino ad un incontro con l'ing. Carlo Pomilio, per l'eventuale impianto di uno stabilimento ausiliario alla costruzione degli aeroplani. Ma, scandagliando nelle pieghe di queste pagine, affiora anche il rovescio della medaglia: Enrica Torelli Landini evidenzia le due diverse concezioni economiche di Nathan e di Orlando, la loro divergenza frontale che emerge sia dai loro rispettivi ricordi che dai verbali delle sedute consiliari in Campidoglio.
      Nell'incremento che ha tenacemente ed intelligentemente dato all'archeologia ostiense c'è tanta poesia, ma anche nella prosa egli non difetta, infatti si deve alla sua industriosa volitività ed alla sua innata capacità di studiare a fondo e di affrontare sinotticamente i problemi, se la ferrovia Roma-Ostia Lido si è concretizzata, in un'epoca in cui sarebbe sembrata soltanto un magnifico sogno.