Paolo Orlando
Alla conquista del mare di Roma. Diario 1904-1923


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riescire nel temerario intento, lottando solitario col pensiero a quel primo tricolore apparso in Roma nel 1849 e dai fratelli Luigi e Giuseppe Orlando posto in pugno a Marco Aurelio in Campidoglio ed ora conservato al Museo del Risorgimento a Palermo.
     Ho la ventura di far risorgere Roma sul mare e farla sempre meglio divenire il pulsante cuore del nostro paese, che sui mari trovò in ogni tempo fortuna. A ciò ho lietamente offerta la mia vita, la rinuncia assoluta a qualsiasi altra attività. A ciò volentieri si è adattata la mia famiglia. Quante ansie, quante sfibranti attese, quante incertezze, quante delusioni di uomini e quanto tempo consumato, perchè tra me e lo scopo che volevo conseguire vi era l'elemento uomo, incredulo, o indifferente, o sarcastico, generalmente contrario.
     Ogni ora delle mie giornate in questi ultimi dieci anni è stata presa dal pensiero e dall'azione per superare grandi e piccole e complesse difficoltà di uomini e di cose, e per difendere il mio programma da attentati di interessi non collimanti con quelli generali della Nazione. Ho usata anche molta discrezione per non abusare della piena fiducia di cui mi hanno onorato i vari Governi succedutisi, e poter rendere a grado a grado realizzabile il grandioso progetto con l'ottenere tempestivamente le necessarie disposizioni legislative.
     Se sono giunto a risultato stupefacente per gli increduli, gli sfiduciati e per quanti mi hanno deriso, lo devo, per la fase conclusiva della lotta ventennale, anche a Prospero Colonna, che tanta fiducia ebbe in me e con tanta pazienza si assoggettò a noie e fatiche richiestegli. Lo devo ai miei colleghi di Giunta ed alla maggioranza del Consiglio che, o per riguardo verso l'Assessore sostenitore di un'idea, o per convinzione propria, approvarono le mie proposte d'indole, d'importanza e di conseguenze del tutto nuove nell'amministrazione comunale.