Dott.ssa Paola Olivanti
Dante Vaglieri alla Direzione degli Scavi di Ostia Antica (1908-1913)


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     Durante le sue indagini sul campo Vaglieri pose una cura particolare nello studio delle fasi arcaiche e repubblicane di Ostia, come provano l’accurato studio della zona di Porta Romana, (36) ed il lungo articolo sui monumenti repubblicani edito nel Bollettino Comunale (37) conciliando una solida preparazione umanistica, legata quindi allo studio e all’esegesi delle fonti letterarie ed epigrafiche, nonché ad una notevole ricchezza della problematica storica, ad una visione più moderna del lavoro dell’archeologo.
     Come Boni al Foro ed Orsi in Sicilia, (38) anche Vaglieri praticò lo “scavo dell’attenzione” (accuratezza nella documentazione e descrizione minuziosa dei reperti), ma è singolare osservare come invece sia costantemente ignorato negli studi di storia dell’archeologia: si attribuisce a P. Orsi e a G. Boni il merito di avere introdotto in Italia l’abitudine allo scavo stratigrafico sulla scia delle teorie del positivismo di fine Ottocento, (39) senza mai considerare che anche Vaglieri fu un tenace propugnatore degli stessi metodi e delle stesse teorie.
     Nonostante la rivalità che li aveva divisi ai tempi del Palatino, Boni e Vaglieri presentano delle significative affinità. La passione per la fotografia, ad esempio, li portò anche a sperimentazioni originali nel campo delle applicazioni in archeologia. Boni infatti nel 1900, a corredo del rilievo della zona compresa tra il Colosseo ed il Tabularium fece eseguire, ad opera della Sezione Fotografica della Brigata Specialisti del Genio, la ripresa fotografica dal pallone frenato di Foro Romano e Palatino: (40) fu l’inizio, in Italia, dell’utilizzo della fotografia aerea per scopi archeologici. Seguiranno nel 1908 le riprese di Pompei; nel 1911 anche Vaglieri volle realizzare una ripresa dal pallone degli scavi di Ostia a maggio (fig. 15: pallone 1911) e dell’area di Porto e Fiumicino pochi mesi dopo. (41) Ancora, l’attenzione alle questioni legate al rapporto non sempre felice tra monumenti antichi e vegetazione e al problema della sistemazione a verde delle aree archeologiche: al progetto di Boni per gli Orti Farnesiani fa pendant, in scala minore, quello di Vaglieri per la sistemazione del giardino del Piazzale delle Corporazioni (fig. 16), ricordato anche da Rodolfo Lanciani nelle sue Notes from Rome. (42) L’interesse di Vaglieri per questi problemi emerge con chiarezza qualora si leggano alcune osservazioni fatte a margine di una conferenza tenuta da Boni sulla flora del Palatino e da altre considerazioni sulla flora mediterranea ed esotica presente nelle aree archeologiche. (43)

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(36) D. Vaglieri, NSA 1910, 30-31; 59-62, fig. 3; 169-170, fig. 2-3. Id., NSA 1911, 89-90; 140-141; 197, fig. 6; 207-208; 259; 320-321; 363-364; 403-404. Id., NSA 1912, 22-23; 162.

(37) D. Vaglieri, ‘Monumenti repubblicani di Ostia’, BullCom 1912, 225-245.

(38) Sull’attività di Paolo Orsi e sul’importanza del suo scavo dell’Athenaion di Siracusa si veda Barbanera, cit. a nota 34, 80-82 con bibl.; cfr. inoltre gli Atti del Convegno su P. Orsi, Rovereto 1991.

(39) La tradizione dello “scavo dell’attenzione” inizia in Italia con G. Fiorelli e con la Scuola di Pompei. Il discrimine con lo scavo stratigrafico sta nella mancanza di connessione tra la terra e la struttura, che non viene compresa attraverso la terra (che, conservandone le tracce d’uso consente di ricostruirne la storia), ma “liberata” dalla terra: Barbanera cit. a nota 34, 31-32.

(40) G. Boni, ‘Rilievo eseguito dalla R. Scuola d’applicazione degli ingegneri di Roma, nell’area compresa fra il Colosseo ed il Tabulario’, NSA 1900, 220-229: le riprese furono eseguite nella primavera del 1899 “dal tenente Rodinger, dal capitano Moris e da me, ad altezze variabili fra 300 e 500 metri, servendoci di un pallone del Genio Militare procuratomi dalla cortesia del generale De La Penne”.

(41) Dalla foto scattata dal pallone verrà restuita, ad opera di E. Gatti, la pianta allegata alla Guida di Ostia del 1914 (D. Vaglieri, Ostia. Cenni storici e guida, Roma 1914).

(42) R. Lanciani, Notes from Rome, cit., 434-435, lettera CXXXIX del 20 settembre 1913: il giardino del Piazzale delle Corporazioni fu ricostruito, base alle tracce delle aiuole recintate con lastrine di marmo, “da uno dei nostri più famosi artisti di paesaggio”. Si può pensare che dietro questa definizione si nasconda Nicodemo Severi o Giuseppe Roda (cfr. M. De Vico Fallani). Di quest’ultimo, D. Vaglieri aveva acquistato per la biblioteca degli Scavi di Ostia il Manuale di Floricoltura: SAO Archivio Storico, Libro degli inventari, anno 1912; nella biblioteca della Soprintendenza, inoltre, è ancora conservato G. Arcangeli, Compendio della flora italiana, ossia manuale per la determinazione delle piante che trovansi selvatiche od inselvatiche nell’Italia e nelle isole adiacenti, Roma 1894, con varie chiose apposte da Vaglieri che, evidentemente, sceglieva le essenze adatte per l’arredo floreale degli scavi.

(43) D. Vaglieri, BollAssArchRom II (1912), 67-68 e 117-118.