Dott.ssa Paola Olivanti
Dante Vaglieri alla Direzione degli Scavi di Ostia Antica (1908-1913)


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     Il nuovo impulso dato da Vaglieri all’attività ostiense si esplicita anche nella sua decisione di abitare ad Ostia per diversi giorni alla settimana, alloggiando al Castello, e comunque nella presenza costante sul cantiere (anche in assenza del direttore) di Gismondi e Finelli, che vivevano ad Ostia per tutto l’anno. Caratteristica della gestione Vaglieri si è rivelata una profonda sensibilità per tutto quello che riguardava l’organizzazione interna dell’Ufficio, che venne stabilmente allocato nei locali del Casone del Sale (ristrutturato ed arredato all’uopo, come risulta dal libro degli inventari, dove sono annotati gli acquisti effettuati per letti, lumi, scrivanie, scaffalature, ecc.), che portò alla realizzazione di una serie di migliorie finalizzate a rendere la Direzione degli Scavi di Ostia Antica una struttura logisticamente indipendente ed anche, per quanto possibile, un luogo ospitale e confortevole.
     Fondamentale per l’organizzazione del lavoro risultò inoltre la creazione di un gabinetto fotografico, (27) e l’acquisto di una serie di attrezzature fotografiche (così da effettuare riprese in piena autonomia), che comprendevano anche un apparecchio fotografico stereoscopico e un visore stereoscopico. La maggior parte delle immagini stereoscopiche ostiensi risale al 1912 e sono scattate da uno o più fotografi anonimi, dietro cui si nascondono con ogni probabilità anche lo stesso Vaglieri e Italo Gismondi. (28) I soggetti ripresi sembrerebbero testimoniare il carattere sperimentale di queste riprese, (29) poiché mostrano preferibilmente, in quasi la metà dei casi, personaggi e situazioni quotidiane piuttosto che vedute dei monumenti scavati: la ripresa stereoscopica di queste vivaci scene di vita le rende oggi ancora più vivacemente realistiche.

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(27) R.Finelli, Relazione quindicinale del lavoro degli operai di Ostia. 17 dicembre 1908. SAO, Archivio Storico, fasc. R 42: “Il falegname è stato adibito per quanto era necessario per l’impianto di un cabinetto (sic!) fotografico e tanti altri servizii per l’Ufficio e per gli scavi”

(28) Nella documentazione di archivio è conservata una nota inviata dallo stesso Vaglieri all’allora Direttore Generale con la quale si richiedeva di corrispondere ad Italo Gismondi un compenso straordinario di L. 200, in quanto “in ore estranee a quelle obbligatorie di Ufficio” egli “tiene aggiornati i disegni e le fotografie dei monumenti venuti in luce” (SAO, Archivio MAME, fasc. 229: Gismondi).

(29) Questo piccolo lotto di 58 lastre stereoscopiche (38 immagini, di cui alcune sia positive che negative, altre solo negative) sembra essere il frutto di una sperimentazione circoscritta nel tempo (fig. 4: teatro con il somaro, fig. 5: Vaglieri, Finelli, Gismondi). L’acquisto di un torchietto per la stampa di stereoscopie del formato 4x4,5 cm (come quelle conservateci), unito alla mancata confezione (le lastre di vetro impressionate venivano normalmente protette da una seconda lastra di vetro, e poi sigillate con un nastro di carta sui margini) confermano la produzione “in loco”, a bassa tiratura.