Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Si muove! Non si muove! Sì, l'Avérof si muove. Lentamente, dapprima quasi insensibilmente, incomincia la sua discesa verso il mare, verso il suo destino.
     

L'Avérof scende in mare

     Il momento è talmente solenne e commovente, che tutti rimangono in silenzio, ma quando si capisce che effettivamente comincia a muoversi, parte dalla folla un piccolo grido di gioia. Scivola lentamente. La colossale poppa vien presto baciata dall'acqua tra il bianco spumeggiare: sembra di assistere, da quell'angolazione, alla nascita di Venere, dalla spuma del mare o, meglio ancora, all'abbraccio di Venere e Vulcano.
     Un raggio di sole pare che voglia concorrere a benedire questa scena. La folla esplode con un applauso crescente, dalle tribune, dalle spallette, dalle finestre, tra sventolio di fazzoletti, ondeggiar di cappelli ed ombrellini chiusi. Molti occhi son lucidi, alcuni operai si abbracciano esultanti.
     L'Avérof intanto continua la sua discesa, lentamente, maestosamente, infatti cominciano ad elevarsi bianche onde di spuma.
     Altri applausi, altre grida, l'Avérof rompe gli ultimi cavi, opportunamente posti a rattenere il suo impulso gagliardo; si ferma, come per incanto, innanzi all'ultimo.
     Nessun incidente, nessuna esitazione, il varo è avvenuto splendidamente. La regìa è stata perfetta. Tutte le difficoltà che si paventavano sono ormai superate. “La gloriosa Casa Orlando un'altra volta ha affermato il proprio valore, la sua grande perizia marinara”. (78)

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(78) Gazzetta Livornese, Ibid.