Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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Il battesimo. Il discorso.

     Con le violette intinte nell'acqua benedetta, l'archimandrita ortodosso battezza la nave, mormorando le preghiere rituali, ascoltate in silenzio, dagli astanti, a capo scoperto. Quindi il ministro plenipotenziario greco, a voce alta e sonora, pronuncia, nella sua lingua, un discorso che tratteggiamo e condensiamo così:
     “Alle benedizioni della Chiesa … si accompagnano i palpiti e i voti dell'ellenismo intero. … Una profonda e viva gioia riempie il cuore di ogni greco per l'acquisto di questa nave che fra poco scenderà nelle acque ospitali e care dell'amica Italia … e questa gioia si accresce sia perché … costruita sul suolo italico e nei cantieri dei fratelli Orlando, sia perché sarà la maggiore della nostra flotta” ma tiene a precisare, per non creare imbarazzi di tipo internazionale “ Il pensiero del Governo ellenico di aumentare le forze militari della Patria, quantunque inspirato da sentimenti pacifici verso tutte le nazionalità d'Oriente, non desiderando altro se non di vivere con esse in relazioni di sincera amicizia, tuttavia prova l'obbligo di voler salvaguardare … quella dignità nazionale che fin dai più remoti tempi è stata la prima aspirazione del popolo greco. Prova di questo sentimento è la stessa munificenza del grande benefattore, al quale si deve in gran parte questa festa nazionale, il cui nome recherà impresso la nave che scivolerà sul mare benedetta dalle anime dei gloriosi eroi della lotta per la nostra indipendenza … “. (75)

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(75) Gazzetta Livornese, 12-13 marzo 1910, a p.1, col. 2-3.