Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Insomma, l'evento aveva creato una notevole effervescenza. Infatti, anche il giornale “Fides”, nella “Cronaca”, il 12 marzo aveva dedicato una colonna di 85 righe all'avvenimento. (42)
     Proviamo a leggere un po' di righe di questi giornali. La Gazzetta Livornese dell'8-9 marzo riferisce che nel cantiere livornese già da vari giorni fervono i preparativi: squadre di operai, guidate dai tecnici, attendono con inconsueto fervore “a preparare la nave gagliarda perché gloriosamente accolga il grande abbraccio del nostro mare. In pochi mesi la sorella gemella del “Pisa”, con prodigioso energico lavoro, è stata terminata: tra pochi giorni” … “noi la saluteremo nel mare nostro” … “come un'altra bella vittoria dell'ingegno italiano”. Il redattore si dice lieto che questa unità, se non può rimanere in Italia, vada a difendere la Grecia. Questo trafiletto continua con una buona dose di retorica.
     L'articolo successivo, apparso sulla Gazzetta Livornese del 9-10 marzo, assai più nutrito di notizie, inizia a delineare le caratteristiche dell'incrociatore, che “differisce dal “Pisa” soltanto per alcune sistemazioni interne, di cui i costruttori dovettero tener conto, in relazione alle esigenze dei servizi della marina ellenica”. L'Avérof è stato costruito secondo il progetto dell'Ing. Giuseppe Orlando “di cui sono pure i piani delle formidabili macchine” e si dilunga sulle caratteristiche.

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(42) Fides, 12 marzo 1910, a p. 3: Il varo dell'incrociatore Giorgio Avero (sic!).