Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     A tutti gli storici, però, sfugge il ruolo dei fratelli Orlando quali garanti presso Rubattino nell'affidare a Garibaldi il “Piemonte” ed il “Lombardo”, per un'impresa così rischiosa: ecco perché il generale ha voluto Giuseppe al comando delle macchine. Garibaldi infine entrava a Palermo il 27 maggio 1860 e Paolo si recava in Inghilterra per acquistare delle navi, mentre Luigi a Genova stava fabbricando i cannoni per proteggere il passaggio dello Stretto, quando i garibaldini risaliranno la penisola italiana. Cannoni rigati che verranno poi utilizzati dall'esercito ad Ancona ed a Gaeta. (32)
     Luigi, dato che la Sicilia era ormai liberata, avrebbe voluto tornare a lavorare nella sua terra d'origine ma i turbinosi eventi, fortunatamente, lo hanno distolto da questo proposito. Garibaldi ha nominato pro-dittatore Mordini e Paolo è divenuto loro Ministro dei Lavori Pubblici. Gli eventi intanto precipitavano, la Sicilia veniva data, plebiscitariamente, a Vittorio Emanuele. Alla fine di novembre Paolo e Giuseppe ritornavano a San Pier d'Arena. Luigi persuadeva Cavour che fosse inutile rivolgersi all'estero per rendere la nuova flotta italiana all'altezza della situazione.
     Alla morte di Cavour, Paolo era nuovamente in Inghilterra, ad acquistare utensili per lo stabilimento e macchinari per l'illuminazione a gas di Palermo. Con la nuova dirigenza politica creatasi, non era facile poter ragionare, per cui gli Orlando lasciavano l'Ansaldo al proprio destino e cercavano nuovi impegni, più personali: è così che, pur tenendo le radici a Genova, si sono proiettati a sviluppare le loro attività a Livorno. (33)

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(32) Lavarello aveva infatti ordine da Garibaldi di piazzare opportunamente questi cannoni nello stretto di Messina. G. GIACCHERO, Ibid., pp. 450-51; P. LEVI (l'Italico), Ibid., p. 181.

(33) Paolo, quando ha avuto l'incarico in Sicilia, ha istituito il servizio dei vaglia postali. Salvatore e Giuseppe hanno diretto, fino al 1866, l'officina genovese di Porta Pila, per passare poi al San Rocco di Livorno. P. LEVI, Ibid.; V. MARCHI, M. CARIELLO, Ibid.; E. GAZZO Ibid.; AA.VV., Ibid.