Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     I fratelli varavano il “Sicilia”, costruivano le macchine per il “Luni” della Regia Marina Sarda che all'Esposizione di Torino del 1858 meritavano la medaglia d'oro, divenendo perciò collaboratori di Cavour, malgrado la loro impronta mazziniana e l'ingombrante bagaglio rivoluzionario, specialmente di Luigi. Volevano mettere a disposizione di Pisacane l'imbarcazione che usavano per l'escavazione dei porti, ma a condizione che sbarcasse in Sicilia.
     Questi inquieti fratelli, tirando troppo la corda rivoluzionaria, stavano per esser espulsi dal Regno, (27) ma son stati saggiamente risparmiati dal governo, grazie ai notevoli servizi resi al Paese. Impressionato dalla macchina del “Luni”, Cavour ha voluto visitare lo stabilimento di Genova e, constatata la notevole efficienza degli impianti, ha commissionato loro la fornitura dei cannoni per la guerra che stava preparando. Il 27 aprile 1859, per infiammazione celebrale, moriva prematuramente Giovanni Ansaldo. (28) Veniva perciò chiamato a dirigerne l'industria Luigi Orlando.
     Poco dopo Paolo liquidava il cantiere fuori Porta Pila, per raggiungere Luigi mentre Salvatore e Giuseppe preparavano l'impresa meridionale. Se non era riuscita la guerra di Crimea a far decollare l'Ansaldo, ci riusciva Luigi Orlando. (29)
     Dopo l'armistizio di Villafranca, con cui Napoleone III riceveva da Francesco Giuseppe la Lombardia, per darla a Vittorio Emanuele in cambio della Savoia e di Nizza, gli Orlando si riaffacciavano alla politica, schierandosi apertamente con i patrioti desiderosi di liberare la Sicilia, diventando il fulcro della cospirazione, tanto che Rosolino Pilo ha trascorso l'ultima notte in casa di Luigi, prima di avventurarsi verso il suo destino. (30) Giuseppe voleva partire con lui, ma è stato trattenuto a Genova da Garibaldi, che lo ha voluto al comando delle macchine del “Lombardo”, in procinto di partire con i mille di Nino Bixio insieme al “Piemonte” da Quarto. Vi sarebbe dovuto essere un terzo piroscafo da affidare al livornese Francesco Lavarello, ma i proprietari, i fratelli Profumo, avevano preferito usarlo per i loro traffici di contrabbando, allora Garibaldi aveva ordinato a Lavarello di procurarsene uno a Livorno. (31)

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(27) Luigi CHIALA, Lettere edite e inedite di Camillo Cavour raccolte ed illustrate da, Roux e Favale, Torino, 1884-1887, v. VI, p. 147, lettera riportata da G. GIACCHERO, Ibid., p. 45: l'Intendente Generale di Genova aveva intimato a Luigi Orlando che, pur chiudendo un occhio, anzi tutti e due per il passato, li avrebbe espulsi da Genova qualora ci fosse stato un moto mazziniano, anche se non vi avessero preso parte, ritenendo che Orlando fosse in grado addirittura di regolare i moti mazziniani ed in questi termini si esprimeva con Cavour.

(28) Circa la fondazione dell'Ansaldo: Carlo PIOLA CASELLI, Ibid.; Giulio GIACCHERO, Ibid.; Emanuele GAZZO, I cento anni dell'Ansaldo 1853-1953, Genova, 1953; AA.VV., Storia dell'Ansaldo. Le origini. 18531882, v. I, a cura di Valerio Castronovo, ed. Laterza, 1994. L'Ansaldo era stata costituita a Genova, a Palazzo Ducale, alla presenza dell'intendente generale, il conte Antonio Piola, nel 1852, poiché lo Stato aveva articolato capitali ed ordinativi, soccorrendo la Taylor & Prandi in liquidazione, costituita da Filippo Prandi e dall'inglese Philip Taylor, già proprietario a Marsiglia di un'industria meccanica, mentre Giovanni Ansaldo, con Carlo Bombrini, Raffaele Rubattino e Giacomo Filippo Penco se ne assumevano tutti gli oneri: infatti subito dopo nel 1853 avevano fondato una s.a.s. sotto la ragione “Giovanni Ansaldo & C”.

(29) Primo LEVI (L'Italico), Ibid.; Vittorio MARCHI, Michele CARIELLO, Ibid.

(30) Rosolino Pilo (1820-1860), di nobile famiglia siciliana, allievo di Gioacchino Ventura, ebbe molti importanti incarichi rivoluzionari da Mazzini e con Crispi si adoperò a preparare la rivoluzione in Sicilia, precorrendo Garibaldi sull'Isola e determinandolo a decidersi per l'azione. Concentrate le sue squadre sulle alture di San Martino, per facilitare l'attacco di Garibaldi su Palermo, il 21 maggio cadeva eroicamente.

(31) Con la tartana trovata, Lavarello e Andrea Sgarallino, che comandava 70 garibaldini livornesi, avevano ordine di sbarcare ad Orbetello, per un'azione diversiva nello Stato Pontificio. Successivamente al Lavarello veniva affidato il “Franklin”, con mille volontari, quasi tutti livornesi, al comando di Vincenzo Malenchini. In seguito Lavarello si trasferirà al Faro di Messina, per organizzare a Garibaldi il passaggio dello Stretto, ed un grande ruolo avrà anche Giuseppe Alessandro Piola Caselli che nel frattempo, lasciata temporaneamente la Marina Sarda, con il consenso di Cavour, era diventato Ministro della Marina nel governo dittatoriale di Garibaldi in Sicilia.