Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Tornata la calma, poteva rientrare a Palermo. Nel 1845, aiutato dal fratello Salvatore, un genietto della meccanica, applicava il vapore a molti mulini ma per il regime borbonico, conservatore e protezionista, sembravano diavolerie che avrebbero potuto mettere in pericolo la propria stabilità: non possiamo asserire che il governo del sud fosse cieco, poiché vanta le prime navi di ferro, il primo piroscafo a vapore, la prima ferrovia con la prima locomotiva (anche se è un magnifico grande balocco reale), ma tutto ciò è stato fatto sotto l'egida dello Stato come anche, già prima, San Leucio e la manifattura reale di Capodimonte, ma che dei privati assumessero iniziative in Sicilia come avrebbero potuto fare in Liguria o in Piemonte, rasentava l'eresia economica!
     Per questo motivo, Luigi, il più turbolento, il più coraggioso, ma anche il maggiore, lasciata l'azienda in mano a Giuseppe, era passato, accompagnato da Salvatore, nel continente, come si suol ancora dire. A Napoli non hanno avuto fortuna, hanno tentato la buona sorte a Roma, ancor peggio, non era rimasto che piegar su Velletri, al servizio dei Borgia, originari della Sicilia, proprietari di molti mulini sparsi in tutto il Lazio. Appena possibile erano tornati a Roma. Mentre Giuseppe trovava lavoro in un'officina a Porta Flaminia (piazza del Popolo), quasi come una copertura, Luigi si dedicava completamente alla politica.
     Nel 1847 però già uscivano allo scoperto, sfilando ambedue per via del Corso sventolando il tricolore ed il vessillo di Pio IX. Salito in piazza del Campidoglio, Luigi si era arrampicato sulla statua di Marc’Aurelio, issandovi la bandiera italiana. (24) Il 3 febbraio 1848 erano accorsi tra la folla per acclamare la costituzione di Ferdinando. Il 23 marzo in Sicilia era stato convocato il Parlamento dell'Isola, che proclamava la scissione dai Borboni: Luigi e Giuseppe tornavano a Palermo, dove Luigi e Paolo venivano incaricati di recarsi in Francia per mettervi al riparo, oltre a seimila piastre, l'argenteria sequestrata nel palazzo reale: compivano così tre avventurosi viaggi, sul “Palermo” messo a disposizione da Vincenzo Florio, braccati davanti al porto di Marsiglia.

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(24) Infatti, in quel particolare momento storico, il grido di “viva Pio IX” era diventato la parola d'ordine del movimento dei liberalmoderati, ma le importanti riforme di questo periodo avrebbero avuto come controspinta le pressioni austriache, in occasione della prima guerra d'indipendenza, per cui il pontefice assumeva poi un atteggiamento contrario.