Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Tuttavia il cognato denunciò Erode all'imperatore, insinuando che l'avrebbe uccisa, ma nessuno credette a tali calunnie. Ebbe altri problemi. Alcuni degli schiavi, da lui resi liberi, tiranneggiavano in suo nome gli ateniesi, per cui l'imperatore, saputolo, lo chiamò a Roma per discolparsi; non comparve davanti a questi, ma davanti al Senato, dove qualche senatore gli disse, irriverentemente e sadicamente, che gli avrebbero tagliato la testa, al che egli rispose: “un vecchio poco ha paura”.
     Sfuggito così alle grinfie del Senato, tornò alla sua amata città, ritirandosi nella casa di campagna a Kifisià, avvolto nella malinconia. Un giorno dell'anno 179 d.C. morì, a Maratona. Quivi tumulato, gli ateniesi rapirono il suo corpo, per seppellirlo nella collina di Arditto, sopra lo stadio, con la seguente epigrafe: “Attico Erode di Maratona, tale sempre giace, ma nel sepolcro sempre stimato”. (2)
     Torniamo a tempi più vicini ai nostri ed, in particolare, al nostro Giorgio Avérof: la Grecia, staterello moderno, poiché aveva da pochi decenni riconquistato, in parte del territorio, la propria indipendenza, per darsi una connotazione internazionale che si richiamasse all'antichità, ha deciso di aderire al progetto del barone francese Pierre de Coubertin, inaugurando ad Atene nel 1896 le moderne olimpiadi, che si son ivi disputate nuovamente nel 2004. Nel 1896 la Grecia era però uno stato assai povero, non essendovi ancora il turismo di massa ad apportare lavoro terziario e valute straniere, per cui viveva di noli marittimi, di perizia marinara, di qualche pregiato minerale, di frutta secca, di una posizione interessante nel Mediterraneo. Nulla più. Ma l'onere di affrontare i grossi problemi, nel presentarsi la Grecia come una primadonna alla ribalta internazionale, era tale, talmente ardito l'impegno da assumere che il governo dell'epoca, presieduto da Charilaos Trikupi, era contrario. Questi però, oppresso da tali e tanti problemi, perse le elezioni e subentrò il suo rivale, Theodore Diligianni, fanatico sostenitore di questo ardito programma. Per poter affrontare tutti i problemi ha dovuto investire di essi molte importanti personalità, in particolare quei greci che avevano fatto fortuna all'estero.

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(2) Grande Casamias ( Mεγάλος Καζαμίας ), il Satellite, Atene, 2005, pp. 90-91.