Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Al P. Filippo Cristofori a S. Giorgio esprime piacere che ancora ritenga l’abito, auspicando che possa continuare a farlo per sempre, “fino a morire con esso quando piacerà al Sig.re. Suoi religiosi sentimenti e attaccamento dei suoi parrocchiani, percui gli concede le facoltà di benedire abitini e corone”. (466)

     E’ stato un anno pieno di spine. La congregazione dei cardinali, che aveva già deliberato di ricorrere al re di Napoli, ha effettuato anche varie provvidenze economico-finanziarie, tramite la cerazione di una economica composta dai cardinali Roverella, Braschi e Rinuccini, che, come abbiamo visto, ha deciso di porre in esecuzione il decreto per alienare un quinto dei fondi spettanti al clero secolare e regolare, per estinguere le cedole dai 100 scudi in su e l’erario corrisponda un censo al 3% e chi abbia una rendita superiore ai 3000 scudi l’estinguersi in proporzione le suddette cedole, oltre a varie altre provvidenze per accrescere la circolazione monetaria, evitare gli aggiotaggi e far affluire il più possibile nelle casse erariali, essendo risultati vani i tentativi di ottener prestiti in Toscana ed a Genova, ma tutto ciò non fa che accrescere il malcontento di chi vorrebbe invece affrettare un nuovo ordine di cose in Roma e di conseguenza il tutto lo Stato Pontificio.

     Nelle privince si son formati due partiti, uno per il Papa, amareggiato per il sovraccarico di imposte, dovendo tener fede ai patti leonini che gli son stati imposti, l’altro per i francesi, i vessatori del regno. Fallito il tentativo con il Banco di San Giorgio di Genova, Pio VI si è accordato con i banchieri che emettono cambiali a suo favore e dà corso ai 5 bajocchi di rame ed a due milioni di cedole dai 5 ai 50 bajocchi, insieme a molte altre provvidenze economiche. Ha ordinato infine che si restituiscano alle loro diocesi i cardinali Mattei a Ferrara e Chiaramonti ad Imola, ha accolto Cacault con grande cortesia ed ha inviato il marchese Massimo a Parigi il quale, nel suo discorso, ha tracciato la delicatissima questione della rimembranza di Basseville.

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(466) Il 30 ai PP. Cristofori (cont.: “Ha fatto beniss. a formare il suo sproprio che potrà intanto ritenere presso di sé”), Bonf. Pichi a S. Fior. (“crediamo ben note a lui le nuove circostanze di Pesaro”), Pietro Borroni a Milano (fac. durante la visita, nota religiosi defunti di questa prov. sped. dal prov. Masetti. “La legge de’ Predicatori ci toglie dal pensiero in cui stavamo. Gesù Cristo prenderà egli a cura la sua parola. Intanto preghiamo che l’assista, essendo egli uno de’ destinati ad annunziarla”), G.B. Celsi a Venezia (“Dal suo P. P.le sono secoli che non abbiamo Lettere”, perciò invia la citatoria da consegnagli, predicaz.), Gio Ang. M. Baudisson ad Asti (quar. a S. Croce di Casale), Canepari (cont.: deputaz. alla vendita dei beni residuali, P. Marazzani, “Se il Sig. Conte Portapuglia non vuole trasportare la Parrocchia nel suo Oratorio”, la nomina per ora rimarrà a noi, non convenendo regalarla per niente, quando noi facciamo al parroco una congrua di 900 lire circa. Ringraz. anche dal proc. gen. al min.), Luigi Calza ai Servi (auguri, prof.° Barberini recidivo, pel pulp. di Budrio dato il divieto ai regolari di predicare nelle rispettive ch. non parrocchiali decide l’emo arciv., citatoria per P. Piraccini), ringr. degli auguri Gio Ang. Ravanoni a Torino, Gio Ang. Mazzasogni a Guastalla, Luigi Grati a Pesaro (succedendo l’espulsione, ha fatto bene a collocare i giovani, uno a Guastalla l’altro e Faenza), G.B. Craviotti ad Asti (pat. conf., di predicaz., suoi debiti).