Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Spirano venti di guerra. Il 27 a Bazzoni a Senigallia “Le notizie che si hanno qui sono che le armi cisalpine non invaderanno Sinigallia” ma se ciò avvenisse “non sapremmo nell’attuale sconvolgimento di cose, e loro incertezza qual partito additargli”, “è un’idea poetica quella che egli suggerisce, il ritirarsi cioè in Germania per quelli che non hanno figliolanza” ritenendo sia meglio che ciascuno si ritiri nello Stato cui appartiene.

     Tiratina d’orecchie, diremmo, tramite P. Francesco Cubeddu a Cibona, a P. Spallettini per la recita a Civitavecchia del noto panegirico di S. Antonio, ma deve capire che non sono tanto prediche e panegirici che l’ordine si aspetti da lui, quanto “corrispondenza all’amorevolezza con cui è stato accolto, pentimento de’ passati trascorsi, edificazione non meno de’ Religiosi che del secolo. A nulla gioverebbero infatti le Sagre composizioni eziandio supposto che potessero essere eccellenti quando egli non si presentasse con un capitale di buon credito, che non si acquista appunto che colla soda, e costante vita religiosa”.

     Sempre a Cibona, a P. G.B. Desanctis di sentire “con vero dispiacere i disordini, che ci dice esservi colà”, ma non è con il giro di cose che ci propone che vi si possa porre rimedio. Faccia il suo dovere e non cessi di sgridare, ammonire, e castigare opportunamente”. Il ricorso arrivato fino al tribunale. (464)

     Il 29 a Dini a Lucca “Avessimo noi maniera di dar ricetto a tutti i Religiosi, che soffrono la crudele violenza di dover spogliare il nro Abito, che lo faremmo volentieri. Ma cone egli vede tutto ora si riduce a questo pugno dello Stato Pontificio, che si va sempre più restringendo dall’attuale invasione del Ducato d’Urbino, quale che si sa fin dove arriverà. Qui poi le pubbliche calamità ci obbligano a spogliarci non meno di molta parte delle nre Entrate, che della quinta parte del Capitale medesimo (rustico però) ond’è che non sappiamo come potranno tirare innanzi le Famiglie che vi sono”, “Conservino i Religiosi anche sott’altro Abito quell’onore che devono alla propria Madre, pronti al caso di ritornare, ove siano chiamati a servirla, e servirla di cuore”. (465)

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(464) Il 27 ai PP. Am. Cotogni a Narni (di venire a Roma per affari del conv.), Luigi Boni a S. Fior. (priore Tomei e lett. Mariani), Vinc. Gadini a Forlì (ferma costanza), Ag. Casotti a Todi (circostanze, diff. avere novizi e si accrescerebbe i ns guai), a don Gius. Farini a Ravenna (auguri, non può concedergli di ben. corone poiché non si sa se potrà mai riassumere l’abito).

(465) A Dini (cont.: P. Baccarini ed altri, di buona disposizione, non saranno dimenticati).