Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 15 deve rampognare nuovamente Canepari poiché, essendosi qui presentato il converso Nicola Faloppa, ha esibito un patente “ad Benevolos” segnata a Vogogna, ma ciò è contrario alle nostre costituzioni. Non vi è animo che di soddisfare un debito d’ufficio, nient’altro, ma se essa fosse finita in mano alla sacra penitenzieria ed egli avesse raccontato a quel tribunale come l’ha avuta, la cosa sarebbe stata vista male. Intanto l’abbiamo ritirata ed è in nostre mani. (452)

     La situazione generale è tra luci ed ombre poiché leggiamo, il 18, al P. Filippo Bani, lettore pubblico a Massa, stante la conchiusa pace siamo ora in grado di soddisfarlo, percui potrà passare parola al P. Lomi. Al P. Pellegrino Astesani a Benevento, oltre a raccomandare che non siano accettati gli inquisiti, “Per tutto ora si vive ora miseramente, né si troverebbe egli meglio di (che a) Benevento, se fosse qui a provare le nre miserie”. (453)

     Intanto il 16 Bonaparte si è avviato, preceduto da Murat, a Rastadt, ed in tutte le chiese della Repubblica Cisalpina è stato ordinato di cantare un solenne ‘Te Deum’ di ringraziamento per la pace conclusa con l’Austria. Poiché alla fine di settembre il nuovo ambasciatore a Roma, Giuseppe Bonaparte, aveva posto al segretario di stato card. Giuseppe Doria Pamphili una memoria in tre punti, sulla pace di Campoformio (la corte di sarebbe dovuta schierare da una parte o dall’altra), sul mantenimento delle truppe francesi e sul riconoscimento della Repubblica Cisalpina, il porporato sui primi due è riuscito a glissare, per il malumore delle popolazione e per il forte onere finanziario, ma sul terzo, per il rispetto filiale verso la madre Chiesa, ha espresso che toccasse a quel governo di fare i primi passi, in sintonia con le caute risposte di luglio fatte pervenire tramite il cittadino Testi. Ma il direttorio cisalpino, il 21 novembre, pone un ultimatum di otto giorni, che se il sovrano di Roma non la riconosce immediatamente, s’intenderebbe ‘ipso facto’ in guerra. Il metodo è leonino, tanto più che prima la spavalderia bonapartista rifiutava riconoscimenti di sorta, arrivando persino a depennarli. Il Papa non sa più che fare, Doria invia una nota al march. Massimi a Parigi sull’osservanza del trattato di Tolentino e maneggia col re di Napoli, ma sono palliativi. Il drago sputa fuoco da tutte le parti.

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(452) Il 15 ai PP. Luigi Grati a Pesaro (prof.° Vitali, cedole di 15 sc. del regg. Bentivegni), Vinc. Gadini a Forlì (vacante la regg. di Città d. P., Sciocchetti può prolung. la lic.; conf.).

(453) Il 18 ai PP. Astesani (cont.: ritardi a risp., essendo in visita, tasse., P. Fiore, questioni di rispetto, disquisiz.), Pell. Boselli a Savona (prof.° Ferri), Grati a Pesaro (buona cond. prof.° Ferd. Pichi, a lui quar. a Montefano), Fil. Vinay a Broni (ha perso la regg. di Genova, sarebbe persino disposto ad insegnare a … nessuno! Poi il progetto di Castelnuovo Scrivia è fuori proposito per sofferti danni ed aggravj, assista intanto la ch.), Bottacci a Foligno (il prov. consente stia là solo fino alla fine di carnevale e poi vada a Città d. C. per sopperire alla quar., no a S.M.N. che è per i giovani che usciranno dal noviziato di Todi, per la figliolanza, deve ottenerla e la confermeremo), Vinc. Rossi a Montefano (P. Marchetti non può partire per quell’avvento, la patente a lui), a don Pietro Biaggini arciprete a Cameri via Novara (P. Vinc. Ruspa deve rivolg. al prov. Canepari, Borgo S.D.).