Sollecita, adulandolo un poco, P. Carlo Traversari, a Guastalla, a partire per la sua patria, Faenza, di rinforzo, per evitarne la soppressione. (415)
Intanto il 9, con gran pompa, si è insediato solennemente il direttorio della Repubblica Cisalpina, divisa in undici dipartimenti: Lodi e Crema, dell’Adda; Massa, dell’Appennino; Reggio, del Crostolo; Como, del Lario; Lecco, della Montagna; Milano, di Olona; Modena, del Panaro; Cremona, del Po; Bergamo, del Serio; Pavia, del Ticino;Varese, del Verbano. Il 18 anche Bologna, Ferrara e la Romagna entrano a far parte della Cisalpina.
Il 19 Caselli sorride, ammirando l’ottimo cuore del conte Alessandro Baglioni Oddi a Perugia, mossosi in favore del P. Girolamo Perilli, ma sia consentito dirgli che l’aver quegli conservato l’Abito ad onta di una pensione fissata in Romagna ai Regolari “non è poi segno univoco di virtù” se “disgiunto da quelle doti, che sono proprie dello stato Religioso”.
Fa osservare a Matteucci a Città della Pieve che le dilazioni dei religiosi nazionali a recarsi alle loro destinazioni “ha prodotto le purtroppo funeste conseguenze della soppressione dei Conventi di Rimini, Cesena, Forlimpopoli e Ravenna” dove è ormai superfluo che vadano quelli che non sono andati, tra cui P. Fabbri, arrestatosi per incomodi di salute. Il baccelliere Damiani che non è voluto andare lettore a Faenza si è secolarizzato a Montescudolo con la pensione di 100 scudi, come tanti altri, sottoscrivendosi ora “D. Giacomo Damiani”.
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(415)
Il 15 ai PP. Luigi Grossi a Faenza (ritorno in patria), Gio Ang. Centenero a S.M.N. (“Si loda il suo zelo” anche di lontano per il suo conv. di Faenza, lettura pubblica), Am. Scandaliberi ad Ancona (prof.° Consolani, anche se stanza non consona “in causa dei omnis Homo miles”, “è propria in ogni tempo la carità, e la pazienza” molto più “in così difficili tempi”. Rispetti “a Mons. Menocchio alle di cui fervorose orazioni ci raccomandiamo”.
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