Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Al P. Giuseppe Bevilacqua esprime il dispiacere che sia stato compreso nella sorte degli espulsi dalla Romagna: fa bene a ritirarsi in patria. Non si è potuta far la commissione a Bentivegni, essendo partito per Rimini.

     A Pellegrino Astesani a Benevento “oggi è uscito l’editto che rimette le Pezze di Spagna e la moneta di bontà all’antico valore, e soltanto al Monte di Pietà per 40 giorni si cambieranno in Cedole coll’aumento del 30%”. Pertanto le sette pezze di Spagna ritirate ieri dal sig. Carlo Guidi equivalgono a 9 sc. e 10 baj, quindi per l’incisione mancano 90 baj, altrimenti mandi 10 scudi in moneta plateale e le sette pezze rimarranno qui a sua disposizione. (413)

     L’8 al P. Filippo Fabbrini a Spoleto nulla osta di far in chiesa la novena di S. Giuseppe, come desidera quella contessa Colligola Pinciani, ma non sappiamo se 100 scudi possano formare un fondo sufficiente per la “qualità e gravezza” del detto peso. Bilanci tutto e decida. Non manca di pizzicarlo: credevamo che amante come si è sempre dimostrato della religione fosse partito per la Romagna. “In qualche Religioso vediamo che ci siamo ingannati”. (414)

     Il 15 si sfoga con Bentivegni a Rimini, lodando lo zelo suo e di P. Baldini, “avrà inteso quanto abbiamo fatto in ordine a Sinigallia e Spoleto”. “Umanamente poco speriamo per non essere combinabile la sussistenza del Convento colla pensione a tanti Apostati, i quali soffriranno mal volentieri di vedere alcuni loro Confratelli costanti. Il Signore loro perdoni. Gradiremo nota dei disertori per compiangere la loro sconoscenza” e gli dice di attenderlo a Roma.

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(413) Il 1° ai PP. Astesani (continua: “Non occorre dichiarazione sulla Vacchetta delle Messe, basta sul Libro dei Partiti”), G. B. De Sanctis a Cibona (collocato P. Spallettini per le attuali circostanze), Mich. Ang. Borri a Mendrisio (PP. Ferioli, Silvetti, bacc. Morelli, frà Ant. figlio adottivo di Mendrisio, nel 1769 non esisteva quel conv., spoglio, fratellanza dell’ordine per quel prete francese don Pietro Ag. Bignard, per erigere Comp. de’ Sette Dol.), al dott. Giac. Ant. Sciocchetti a Montescudolo (destinato il figlio prof.° Vinc. a Faenza, credendolo di quella patria. I conv. di Pesaro e Senigallia pieni, destinarlo a Perugia se non potesse ottenere di stare lì), il 5 al P. Gius. M. Colombari a Guastalla (fratellanza per don Franc. Bonazzi missionario di quella chiesa abbaziale e divoto).

(414) L’8 ai PP. Luigi Ghersi a Parma (suoi studenti PP. Muggetti e Chiocca, pubbl. difesa, pulp. diocesano quar.), Luigi Grati a Verona (a Pesaro 3 giov.), Fil. Matteucci a Città d. P. (conte Ubaldo Farattini venuto qui a dire essersi fermato colà P. Fabbri, affinché riparta), Fil. Zampa a Soragna (frà Sost. Bertoldi, P. Bonf. Bertoletti, sistemaz. in studio del prof.° Massarotti “al primo raggio di luce, che si faccia travedere”).