Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 24 attinge alla storia biblica, rivolgendosi al P. Lorenzo M. Ferri a Rimini, sugli spostamenti dei reggenti Gadini e Damiani, “Non sanno adattarsi parecchi Religiosi, quando trattasi di servigio della Religione”, “e che ne avverrà? Ciò che avvenne ai Giudei”. Siamo immersi nel maggior rammarico.

     A Rossignoli, mentre gli sta scrivendo, riceve da Marchetti da S. Maria Nuova gli Atti della Dieta in copia, anziché in originale, che dovrà portare e ne faremo il cambio; i PP. Politi e Matteucci definitori generali perpetui, ma la perpetuità non è prevista, nell’Ordine, che per il solo Confessore di Palazzo per privilegio; si nomina il vicario generale senza scrivere chi l’abbia delegato; il priore del Piobbico non può essere curato neppure con la clausola apposta; indicato fra i presentandi al generalato il procuratore generale, che è inabilitato a concorrere per sei anni, salvo dispensa papale, il P. Politi non ha sottoscritto. “Niente però induce nullità, onde non v’è male”. Il priore di Città di Castello è riservato in petto a lui e non a noi. (401)

     Il 26 invita Filippo Dini, in viaggio verso Firenze, essendo stato compreso nell’editto d’espulsione dalla Romagna, se vuol andare a Lucca è libero, ma per lui è “aperto q(ues)to Conv.to di S. Marcello, dove la degna sua persona ci sarà carissima”. (402)

     Il 27 a Grati a Verona (lettera da Ferrara e tramite il corriere di Francia da Mantova), in apprensione per la sua persona, “temendolo di già ritornato in Verona in tempo de’ grandi rivolgimenti”. Ora, tornata la calma, se lo studio dovesse continuare o se dovesse allontanarsi, sarà bene accolto nei conventi della Romagna oppure, non essendo romagnolo, sarà ben ricevuto qui, se ci dice le sue intenzioni non oltrepasserà Pesaro senza sapere il suo collocamento.

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(401) Il 24 ai PP. Rossignoli (continua: niente si motiva d’economato, farà cio che crederà “in Domino”, attende la nota dei lucchesi), Bernardino Penna a Ischia d. C. (s. penitenzieria darà disposiz. all’ab. Cianci di Talentano per soddisf. il desiderio di P. Spallettini), Pell. Dazzini a Città d. C. (pat. per m.ro di coro a P. Fil. Gazzani), Pell. Marazzani a Borgo S.D. (deposito prescritto dalla s. congreg. entro ag., non ha avuto parte al contratto, che abbisogna di assoluz. e sanatoria, tramite il proc. gen., finestroni, prov. Canepari), Gius. Massetti (Fil. Gazzani m.ro di coro), P. Sost. Spallettini (supplica, ab. Cianci, vorrebbe stanziare a Ischia d. C. e se non si può, a Viterbo, Montefiascone od Orvieto, spropositi e sciocchezze dei relig. riguardo Perilli, a Città d. C., cabala, che supponiamo domestica, P. Dazzini non ci soddisfa, ottimo sarebbe stato Colacicchi, avremo non pochi disturbi, Città d. P., ma non v’è causa che giustifichi la destinaz. dell’economo, P. Matteucci, Todi, Alessi assai inetto m.ro dei novizi, mentre dall’una parte si edifica dall’altra si distrugge, Centenero e suoi scrupoli nell’economia, a Faenza fino a nuovo ordine della centralità o municipalità che chissà quando spirerà, P. Bodrati, ironizza che P. Santi era impaziente di ritornare a Forlì ma non ha abbracciato quest’opportunità).

(402) Il 26 ai PP. Gio Ang. Baroni a Lucca (conversi bologn. difficilm. a S.M. in Via, ricusati a Montefano, uno tempo fa “vignaiolo in S.M. in Via e lo mandarono via con tal disgusto, che non possono sentirlo nominare”. Fra i romagnoli, P. Marcaccini a S. Fior., P. Castellani ravennate, P. Pichi a S. Fior., chiameremo a Roma P. Adami, “ma di grazia non c’angustino, non sia grave il soffrire per qualche mese una qualche bocca di più” che non rovinerà il convento. “In queste disgustosissime circostanze tutti soffriamo, onde anche colà può soffrirsi qualcosa”. Dimissoria prof.° Simonetti), al laico frà Lor. Bagni a Firenze (“licenza per erigere la Via Crucis, che gli abbiamo ottenuta”).