Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 29 a Baudisson ad Asti significa di aver gradito le copie del Cantico in lode di Maria SS. Addolorata e la notizia della festa solenne celebrata il venerdì di Passione in tutto quello stato e specialmente in quella nostra chiesa. “Ringraziamo il Signore e preghiamo a conservarci e prosperare gli Reali nri Sovrani che con tanta pietà ne hanno innalzato il giorno a Festivo”.

     Riscontra a Negri a Caselle che P. Verando ha lasciato San Fruttuoso, prevenendo le pratiche dell’emo Doria segretario di stato, che penserà a ragguagliare.

     Al P. Armando Fiore a Benevento conferma di aver ricevuto la sua con avviso del suo arrivo colà e delle pratiche che vuol fare “alla venuta della R. Principessa sposa in Napoli per impetrare il suo ritorno in quella Capitale”, auspicando che tutto proceda per il meglio. Intanto si trattenga pure colà.

     Ringrazia P. Cristofari a S. Giorgio per la sua attenzione all’archivio ed ai mobili spettanti alla provincia di Mantova. (393)

     Il 3 maggio avverte Bruschetti a Parma, il quale vorrebbe far esporre al capitolo del 9 colà Cella e Bertoncelli, che essendo essi in aliena provincia occorrerebbe speciale dispensa della sacra congregazione ma è tardi per chiederla. Indaga se Bertoncelli abbia predicato la quaresima.

     A Cristofori rettifica che qualora quella chiesa di S. Giorgio rimanesse all’ordine, non varrebbe quanto scrittogli relativamente all’Altare dei Sette Dolori, di usar tuttavia molta prudenza affinché in futuro, se dovesse passare ai secolari, non abbiano a sorgere liti e contestazioni con quella di S. Giuseppe. Lo comunichi a P. Leonardo ed a suo nipote, ossequi all’emo arcivescovo. (394)

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(393) Il 29 ai PP. Cristofari (continua: nessun “riscontro” dei parrocchiani su lui e suo nipote, per dimettere l’abito dipende dal S. Padre a cui ha avanzato supplica, decisioni che “noi ci faremo un dovere di venerarle qualunque esse siano”. Mancando le reliquie in S. Giorgio cessa il privilegio dell’Altare dell’Addolorata, così le indulgenze della compagnia, essendovi simili nella chiesa dei Servi), Franc. Patr. Leonardi a S. Gius. (Altare), Negri (cont.: quest. can. relativa al P. Morelli ed al fù P. Arnaboldi, conf., P. Rocco Basso, P. Schiavi per il capitolo), Pell. Astesani a Benevento (lettera del P. Fiore, carità, bacc. Monti), Gius. Deaugustinis a Faenza (provinciale di Roma), a mons. Argelati a Velletri (plico per la compagnia di Montelanico, tramite il lettore di quel seminario, ricorderà che si corrisponde 1 sc. “alla nra povera Cassa delle Stampe”).

(394) Il 3 ai PP. Fil. Matteucci a Città d. P. (un priore di garbo per Todi, P. Monsignorini per Città d. P., già ben governata da lui, regg.i Tomei e Boni, Boselli, bacc. Battisti, ricorsi contro il priore Beruti di Passignano, PP. Marchi e Dazzini. I due ex prov. di Roma contano di non muoversi, P. Campagna, deposito per il bacchilierato 15 sc. e 1 sc. 5 baj per la patente), Gio Ang. Tomei a S.M.N. (vorrebbe rimosso il m.ro del professato, “confusa sua rappresentanza”, inopportuna ma non offensiva la risposta che ha dato), Gio Ang. Belluomini a Foligno (ricorso di don Biagio Cherubini cancell. del s.o. contro il priore di Passignano P. Beruti per aver praticato con la giovane Margherita Cappacci, o sostituirlo o confermarlo sotto condizione, riscontra a Cherubini a Passignano).