Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 9 Bonaparte entra ad Ancona, ben accolto, dove ordina per la sera l’illuminazione di tutta la città e la massima disciplina militare, su case e chiese. Occupa Loreto e ne sequesta il ghiotto tesoro, oltre alla storia della Santa Casa, che venne costì portata dalla famiglia imperiale degli Angeli. (378)

     Tutto l’11 e la notte son ore di sgomento e di tristezza per la corte romana. Si delibera la partenza del S. Padre per Terracina, con corredi dei preziosi esistenti nella fortezza del Vaticano, al Monte di Pietà, a Castel Sant’Angelo e di quanto ancora c’è dell’immenso tesoro di Loreto. Riparano in campagna anche molti signori, soprattutto inglesi, che avevavo fissato la loro residenza a Roma per studiarne le antichità. Intanto però due ufficiali inglesi, provenienti da Foligno, latori di un plico, rassicurano il Papa, il quale sospende la partenza e molti rientrano in città.

     Bonaparte, tra tante pretese leonine, ha dato anche un segno di compostezza, rispettando le terre portanti il nome di “campi virgiliani”, nel villaggio di Pietole, sulle sponde del Mincio, presso Mantova, risarcendo i contadini ed ordinando di erigere un obelisco a ricordo.

     Il card. Mattei che aveva scritto, con moderazione, al generalissimo, non avendo ricevuto risposta, fa parte di una delegazione papale, composta di mons. Galeppi e del duca Braschi (nipote del Papa), che nella notte del 15 si mette in viaggio verso Macerata ma, appena uscita da Roma, incontra i corriere di ritorno con tre lettere di Bonaparte, proprio per lui, pel card. Caprara e per il march. del Vasto, il ministro a Roma del re di Napoli, di questo tenore, “So che Sua Santità è stata ingannata”, destini quindi un ministro plenipotenziario per trattare la pace, entro cinque giorni.

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(378) All’Archivio di Stato di Roma, in due grossissimi volumi manoscritti, gli elenchi dei gioielli del tesoro.