Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 14 esplicita a Costaguti, vesc. di Sansepolcro, che vorrebbe Boselli, reggente a Città della Pieve, nella sua dioscesi, ma perdoni, “Suppone egli che le vicende ci facciano piuttosto mancare i luoghi, che i soggetti da collocare: ma la cosa non è così”, son venuti meno quattro studi di filosofia, per compensare ne abbiamo dovuti erigere cinque per non aver conventi capaci di ricevere tanta gioventù e per supplire sono stato obbligato a convertire chi dettava teologia ad occuparsi di filosofia. Demmo un soggetto al vesc. di Arezzo ed un altro al provinciale di quella provincia, cui si è fatto luogo in Siena, ma riguardo a Cortona non facemmo che accordare licenza ad uno che ce la domandò e tosto che l’ebbe ottenuta se ne pentì. Avendo l’Ordine nostro avuto l’onore di averla tra i suoi, “intenderà tosto e la qualità delle circostanze e la forza delle ragioni”, ma il rammarico scemerà “quando Egli si degni con altri comandi … di metterci in situazione di potergli colla nra ubbidienza dimostrare la sincera ossequiosa nra venerazione”.costanzela licenza per P. Quesada, che dovrebbe recarsi a Voghera per afari, esibendogli solo (372)

     Il 18 a Bruschetti ai Servi, è tardi per il quaresimale, poi precisa “Se il P. Bertoncelli ha lasciato d’essere studente potrà lasciare libero il corso al Memoriale dato contro nra volontà, e senza nra licenza per essere impiegato in qualche pulpito: e nel caso potrà accudirvi; ma se continua ad esser studente, gli dica che non possiamo darli tale licenza, come gli dissimo già qui in Roma. Ce ne dia ragguaglio in appresso”.

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(372) Il 14 al P. Michel Ang. Borri a Mendrisio, questioni canoniche, P. Viecha, questione del priorato secondo il capitolo di quella prov., controversia sulla processione, prevosto.