Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Pio VI, ormai ottantenne, non si sente bene, allora il 3 gennaio promulga la bolla Ecclesiae regendae munus, in base alla quale vien consentito di derogare alle costituzioni di Gregorio X, Pio IV, Gregorio XV e Clemente XII per anticipare o ritardare sui dieci giorni regolamentari tra l’eventuale morte del papa e l’elezione di un successore. (370)

     Abbiam visto il Papa, ulteriormente vessato, denunciare le ulteriori imposizioni francesi. Ma commette due gravi errori, di porsi sotto l’ala protettrice dell’Austria, che non riesce neppure a proteggere se stessa, e di sospender i pagamenti convenuti. Bonaparte, informato dal controspionaggio dei segreti maneggi pontifici, venuto a sapere che la corrispondenza tra le due corti vien settimanalmente affidata ad un corriere di Venezia, lo farà arrestare alla Mesola e condurre a Ferrara, trovandogli addosso l’importantissima lettera del 7 del segretario di stato card. Busca a mons. Albani nunzio a Vienna, una vera e propria richiesta di “pronto soccorso”!

     Il 3 gennaio Caselli scrive a Ricca a Napoli, essendosi l’ultima incrociata con la sua del 22 scorso, in cui ha fatto intendere che desidererebbe presentare la supplica a Sua Mestà per estendere a quei regni l’uffizio e la messa dei Sette Beati Fondatori, in forza del decreto di concessione agli stati ereditari d’Austria: non pare servi altro, tuttavia farà ulteriori ricerche appena si riaprirà la segreteria. La commissione per Facchini è stata eseguita sabato sera presso il canonico Cattaneo.

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(370) Poco dopo, l’11 feb. Pio VI ne farà un’altra, Attentis peculiaribus et deplorabilibus Ecclesiae circumstamciis, per consentire di procedere al conclave senza attendere l’arrivo di tutti i cardinali (date le difficili circostanze per mettersi in viaggio), derogando dalle costituzioni di Gregorio X, Pio IV (ott. 1562),Clemente XII (ott. 1732) e ad altri atti apostolici.