Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     A Gualdi a S. Giuseppe commenta triste circostanza dopo tanti anni dover mutar soggiorno, sperando possa ottener di restare, altrimenti consentiamo che vada a stabilirsi a Parma, d’intesa anche col provinciale di Lombardia, essendo meglio lo accolgano spontaneamente.

     Al P. Pellegrino Astesana a Benevento, non potendo compensare con gli argenti di chiesa poiché, secondo un altro editto, hanno altra destinazione, se non può dare 12 scudi, ne sia 10 come hanno fatto altri conventi simili. A Pallotta a Città della Pieve ricorda, andando a S. Giuseppe, di portar con sé la fede di battesimo da esibire a quel governo per esser riconosciuto come nazionale.

     Il 9 avverte Solinas a S.M.N.: “Per non ubbidire secondo il solito ci scrive quel P. Bertoncelli, mettendo difficoltà alla sua partenza per Bologna del passaporto, che teme di non poter avere da Mr Miot … che nell’espulsione dei Forastieri non sono chiamati dal Governo di Bologna. Passando per la Romagna non v’è bisogno del passaporto”, essendo per natura e ragione “un pretesto il dire che i Nazionali non vi sono richiamati”, tantopiù che la nostra patente è anteriore alla notizia e “se avesse ubbidito subito, per strada avrebbe intesa la notizia, ed avrebbe proseguito il suo viaggio”.

     A Lomi a Reggio, correndo quelle voci, se dovrà, invii a Parma i parmigiani ed a Piacenza quelli che spettano a Mantova. A Ramponi, ai Servi, ben gli sta al professo Noccorini che, avendo tardato tanto, appena giunto sia dovuto ripartire per Perugia dove riceverà le nostre determinazioni.