Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 26 a Belluomini a Montefiascone “Essendo piaciuto al Sig. di chiamare a se il piissino Rè di Sardegna Vittorio Amedeo III per cui deve provare ogni cuor benfatto l’estremo cordoglio non tanto per le rare virtùà, delle quali andava fregiato il di lui grand’animo quanto per il vantaggio che da’ di lui benefici influssi ne ricavavano co’ suoi Sudditi gli Ordini Regolari e segnatamente la nra Religione ne’ suoi Stati; quindi egli si compiacerà di darne parte a tutti i Conventi della Sua Provincia, onde venghino prestati i dovuti Suffragi, con raccomandare altresì alle orazioni de’ Religiosi la prosperità del nuovo Re deg.mo successore, conforme fù praticato in altra simile circostanza nel 1773” (per la morte di Carlo Emanuele III). Simile lettera la invia anche a Piraccini a Cesena. (348)

     I confratelli della Sardegna si sono ammutinati. Infatti il card. protettore (Altieri) recapita a Caselli una lettera contenente un ricorso dei PP. Antonio M. Obino, G.B. Vacca, Didaco Gini, Angelo M. Bellei, da Cuglieri, e di Francesco M. Dettori, Filippo M. Usai, Antonio Francesco Grana e Gius. Brandini del convento di Sassari contro il vicario gen. Gregorio M. Falchi. Caselli allora scrive prudentemente a Brandini, significandogli il desiderio di rendere giustizia, come è solito fare, ma essendo prossimo il capitolo generale ritiene fuori tempo e luogo far a quegli il gravissimo affronto di privarlo della carica, suggerisce quindi a tutti di chetarsi, persuadendosi della debolezza delle accuse, tanto più che mettendo in pubblico i documenti se ne soffrirebbe non poco, raccomandandogli “buon credito verso quella città con la dovuta religiosa decenza, riserbo, sodezza, e gravità di contegno”, perdipiù essendo l’e.mo protettore del medesimo parere.

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(348) Il 26 ai PP. Belluomini (continua: lettera di Ischia di C., P. Simi), a Piraccini (pericoli di vita del P. teol. Malisardi, tocchi al prov. la sostituz.), Gius. Predieri ai Servi (lett. con 2 sigilli, spetta al prov. idem), a frà Gius. M. Gotti laico professo ad Imola (non può venire a Roma, questa famiglia abbastanza provveduta. “La quiete, e contentezza poi che cerca, la ritroverà anche colà, riponendo tutta la sua fiducia nell’ajuto del Signore, ed intercessione di M.a SS.ma Addolorata”).