L’11 al reggente P. Gio Ang. Tomei a S.M.N. Caselli eprime non esser lo studio così gravoso come gli hanno fatto credere. Quanto al Perilli, è categorico, avendogli fatto quei padri “una fede lodevole ‘de vita et moribus’ troppo è doveroso che se lo tengano”, essendo per di più ‘figlio’ del loro convento, poi umoristicamente aggiunge “crederemmo di far loro un torto, se dopo la suaccennata fede glielo levassimo”. Che i PP. lettori la sera vadano in refettorio, per evitare la Babilonia che ha trovato. Gli accorda di tenere presso di sé il professo Celestino Baroni e di applicare messe in suffragio del suo signor padre fino a cento. Intanto ha fatto bene a dar inizio alla scuola. (318)
Il 14, rispondendo a mons. Manciforte vesc. di Faenza, condisce la lettera con un po’ di pepe, quel P. Grossi era tenuto in forse, per giusti motivi, ma essendo ora richiesto da lui, provvederemo; faremmo lo stesso per P. Montanari, benché anch’egli non se lo meriti, infatti tutte le volte che abbiamo avuto bisogno di lui, non ha voluto prestarsi, se non venendo a patti mediante la collazione del pulpito preferito, percui se si degnasse tenerlo in sospeso forse dimetterebbe l’indebita sua pretenzione di voler quelli che più gli piacciono, a discapito di altri. Padre Cocchiaroli non l’abbiamo mai sentito ma abbiamo notizie della sua abilità, percui ci lusinghiamo sarà per disimpegnare con onore l’avvento in quella cattedrale e la quaresima di Bagnacavallo, quando gli piaccia di prevalersene. Conclude accennando al reggente Agostini a Ferrara ed a Bruschetti già a Parma.
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L’11 ai PP. Tomei (continua: P. Gualdi, P. Cocchiaroli), Luigi Grossi a Faenza (questione officina del falegname, vicino alla chiesa, convocare il discretorio, il pulpito quares. non se lo meriterebbe), Gio Ang. Stabilini a Reggio (dim. prof.° Franc. Gatti), Luigi Calza ai Servi (P. Bernardini per Cesena), Deogratias Bianchi a Montecchio (pulp. di Vogogna, quar. pass., pat. predic. e confess.), Vinc. Rossi a Montefano (eletto priore, pat. conf.).
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