Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Si è avvalso del P. Giuseppe Canepari, socio provinciale, a Parma, cui ha impartito ed impartisce delle dettagliate istruzioni, che sintetizziamo. Lo ringrazia dell’attenzione con cui ha disimpegnata la commissione, ma essendo piaciuto a S.A.R. “di onorarci con Suo venerato riscontro” lo prega di presentargli la suddetta lettera esprimendogli il “nro ossequio, contentezza, e riconoscenza per la somma degnevolezza, che ha p(er) noi, e per la nra Religione”. Gli suggerisce quindi come destreggiarsi a rispondere, qualora il sovrano gli rivolgesse alcune domande, per esempio “perché la S. Cong(regazio)ne non ha unita Croara ad un(‘) altra Parrocchia?” Non avvenne nel 1703 perché non richiesto, recentemente mons. vesc. nel 1791 mandò l’informativa privatamente al card. prefetto che, viste le parti in contrasto, non ha stimato di dichiarare il proprio sentimento o quello della congregazione. Secondo punto, potrebbe riguardare il differimento dell’apertura della chiesa di Borgo San Donnino, per i debiti ed anche per la lite di Croara, ma faremo ogni sforzo. “Li raccomandiamo la segretezza, essendo questa l’anima degli affari”.

     A Viecha a Mendrisio conclude la lettera “Gia saprà la promozione del nro P. Mro Argelati al Vescovato suffraganeo di Velletri”. Si tratta di Michele Argelati, nato a Firenze il 15 novembre 1743, entrato nell’ordine dei servi di Maria a Bologna, maestro di teologia e poi lettore di filosofia e teologia, quindi parroco di S. Nicola in Arcione a Roma, dapprima suffraganeo nelle diocesi suburbicarie di Ostia e Velletri, il 1° luglio 1796 diverrà assistente al soglio pontificio, infine il neoeletto Pio VII l’11 agosto 1800 lo invierà vescovo di Terracina (con unite Priverno e Sezze) dove il 22 marzo 1805 morirà, dopo aver messo in primo piano l’educazione cristiana delle fanciulle.