Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Ci convien leggere una relazione diplomatica, trattandosi di un punto cruciale dei dissidi tra Pio VI e la Repubblica Francese:

     “1 Agosto 1793. Da Monsignor Caleppi a nostro Signore Beatissimo Padre

     “Umilio a Vostra Santità il Catalogo degli Ecclesiastici Francesi Emigrati, tanto Secolari, quanto Regolari di ambedue i Sessi, ai quali la Santità Vostra ha dato asilo, e ricovero ne’ Suoi Dominj. Prima che l’invasione della Città, e del Contado di Nizza, ove se ne trovavano rifugiate più migliaia, non avesse indotto Vostra Santità, sul esempio degli Stefani, e de’ Gregorj suoi gloriosi Predecessori, ad aprir loro le paterne sue braccia, ed accorrere alle loro indigenze, si contavano appena Dugento di simili Ecclesistici tra Roma, e lo Stato Pontificio. Da quell’epoca, cioè dal mese di Ottobre 1792, in appresso il loro numero è asceso a più di duemila, quanti appunto ne annunziò il Breve dei 21 Novembre diretto dalla Santità Vostra ai Vescovi, e agl’Abati della Germania (sono però cresciuti di molto come si vede dal Catalogo), e all’eccezione appena di un Centinajo che si mantengono a proprie spese, tutti gli altri sono interamente mantenuti dalla Pietà dei Regolari, e degl’altri Luoghi Pii dello Stato a norma del Progetto, che Vostra Santità si degnò di proferire per un’Opera, che farà sempre l’Elogio del suo gran Cuore, e sarà sempre memorabile nei Fasti della Chiesa. Infatti se si calcoli il loro annuo mantenimento a soli cinquanta scudi, uno per l’altro, si avrà per duemila la cospicua somma di Centomila scudi. Lo che ha fatto poi dire a parecchi degli emigrati, che Pio Sesto aveva pagato da se solo il debito contratto dalla Santa Sede con Carlo Magno.