Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     A don Belpol, vicario di una diocesi francese, ora a Montefano, avendo ricevuto espressioni di riconoscenza per esser stato accolto con un suo compagno, “Ne sarà lode a Dio, e consolazione al Sommo Pont.e ed a Noi medesimi, se essi per sostenere la Cattolica Religione esuli dalla propria Patria, dalla loro buona condotta dimostreranno d’essere animati da sincero zelo per la Chiesa Cattolica Rom.a … Gli esortiamo nelle troppo critiche presenti circostanze alla pazienza, ed alla costanza, che già noi dobbiamo passare per molte tribolazioni al possesso del Regno del Cielo”. Dunque, secondo l’ottica di Caselli, il regno del cielo va conquistato, con sacrificio ed abnegazione. Lettera piena di carità, ma insiste sulla Chiesa Cattolica Romana, essendo loro, anche se profughi, con sangue ‘gallicano’ nelle vene.

     Il 12 al P. Amadio Giuseppe Romani a S. Giorgio accorda “la facoltà ‘active et passive’ di assolvere, ed essere assoluti (assolti) nel foro della Penitenza Sacramentale”, nel corso dei S. Esercizi di quella comunità, “Non ci giugne nuovo l’alloggio … a due Sacerdoti Francesi … desideriamo … ritrovino non solo un onesto alleviamento alla sorte loro infelice, ma ancora di che rimanere nello spirito edificati”, quindi si dice soddisfatto che sia iniziato il ravvedimento di P. Brini. (52) Mette in riga P. Gianangelo Bazzoni a Montecchio, “indotti … a credere il contegno di Lui … piuttosto cagionato da errore di mente che da cattiva disposizione di cuore”, ingiungendogli, appena ritorni P. Mariani a Reggio, di portarsi presso di lui e, alla presenza del P. Stabilini, ex provinciale e definitor generale, far parte di religiose scuse e di protesta della sua religiosa subordinazione. Al P. Carlo Radaello priore a Como, sulla richiesta di portare la berretta invece dell’amitto, ritiene non conveniente singolarizzarsi col chiedere al S. Padre tale facoltà. Assai tagliente con P. Gio Pietro Dalla Valle, ricevuta la sua, che avrebbe gradito da Castellazzo piuttosto che da Genova, “vorremmo che egli si dimostrasse un po’ più onorato cogli altri, mentre gli altri procurano di mostrarsi onoratissimi con esso Lui”, gli promette sì il pulpito di Genova, ma perché non ha soddisfatto l’impegno contratto con il P. Provinciale? “Tanto li diciamo, perché si metta in quella riflessione, che deve fare ogni galantuomo”. Al P. Pier Francesco Viecha a Como precisa che i convittori dei collegi Nazzareno, Calasanzio e Nuovo di Roma dipendano nello spirituale dai rispettivi loro parroci di S. Andrea delle Fratte e di S. Niccolò de’ Cesarini. (53)

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(52) Il 12 al P. Fil. Vallaperta rettor prov.le e preside delle R. Scuole (a richiesta di P. Filippi vic.° priore di S. M. in Via a Roma, essendovi ‘periculum in mora’, ha rilasc. a frà Alessio Tertulliani commisso licenza di passare a respirare aria nativa a Lucca ‘valetudinis causa’. Diaconato per prof.° Nasi. Acclude citatoria per il capitolo prov.le con la data del 2 genn. 1793 perché prossime le feste).

(53) Continua sulla questione se introdurre le donne, sui frutti percepiti, a Como non mancano uomini savi, prudenti e dotti, pratici degli usi, istrutti nelle leggi divine naturali e canoniche, si consulti e si regoli. Il 12 ai PP. Redaello a Como (bacc. Gio M. Bosiago, inviata pat. alla curia vesc. di Novara, dove la troverà recandosi a Vogogna), Fil. M. Balbi priore di Galliate. Il 15 al P. Fil. de’ Margarita (non ritiene di mischiarsi nella giurisdiz. di quel prov.).