Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Già da questo paragrafo, possiamo osservare la reiterata ed insistente attenzione che il nuovo padre generale dedica allo studio della filosofia e della scienza, rivelando una ‘forma mentis’ che ben si collega con la miglior tradizione dell’ordine. Continuando sul registro dell’educazione, il 1° agosto precisa, al P. Gian Angelo Bazzoni a Montecchio, “bramiamo vivamente dal Sig(nor)e la grazia di riportare in p(ro)porzione delle capacità di ciascuno dei giovani il maggior profitto”, esprime stima per P. Filippo M. Ferrari ma soggiunge “gli antecessori N.ri con buone ragioni hanno cessato di accettare si fatte dediche, né vogliamo Noi recedere da una tal pratica, che approviamo”.

     Essendoci anche da affrontare la delicata questione delle cariche “extra moenia”, scrive testualmente al P. Angelo M. Scovoli a Senigallia “Avendo Egli già la Patente di Coadiutore, o sostituto ‘cum futura’ a quel vicariato del S. Offizio, al caso che piaccia al Signore di chiamare a sé quel P. Priore, dovrà egli darne parte al R.mo P. Inquisitore d’Ancona”,”Preghiamo Dio intanto affinché si compiaccia d’assistere co’ Suoi celesti ajuti il d.° Priore, se tuttora è in vita, o a dar(g)li riposo, se già l’avesse chiamato a sé”.

     Il 4 scrive una bellissima lettera al servita mons. Roberto Costaguti vesc. di Sansepolcro, ricordando di averlo avuto maestro anche se ”per la poca mia corrispondenza, e per la brevità del tempo, appena ho saputo approfittarmi dei superiori suoi lumi”. E’ infatti una delle più belle figure nella storia della Chiesa: dapprima impegnato a far ‘braccio di ferro’ con il granduca giansenista Leopoldo di Toscana (che diverrà imperatore), poi rifiuterà la legion d’onore da Napoleone, con la scusa del già gravoso peso della croce episcopale. (19)

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(19) Il testo integrale anche in Francesco GHERARDI DRAGOMANNI, Elogio storico di Monsignor Roberto Costaguti Livornese Vescovo di Borgo San Sepolcro letto nella adunanza della Valle Tiberina Toscana del di 10 gennaio 1836 da, Firenze, 1836; G. ROSCHINI, Ibid.; Caselli lo ebbe insegnante di matematica probabilmente a Bologna, quando vi era appena arrivato, per questo motivo, dato che era giovanissimo, nella lettera accenna alla sua poca corrispondenza, non solo quindi per una finta modestia.