Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     Il 20 risponde a mons. Luigi Ruffo arciv. d’Apamea e nunzio apostolico presso il granduca di Toscana (poi in Austria dal 3 agosto 1793), porgendogli i più rispettosi ringraziamenti per l’onore fatto ai conventi di Foligno, Senigallia e Cesena, in occasione del suo viaggio, nella gentilezza di compatire le tenuità, mentre con il suo veneratissimo foglio ha suscitato “le molte nostre obbligazioni” e conclude “baciandole umilmente le sagre mani”.

     Rivolgendo l’attenzione nuovamente agli studi, il 25 ringrazia Giuseppe Damiani a Città della Pieve, per lo zelo scientifico e morale di quella gioventù, rilasciandogli licenza di assistere alle pubbliche tesi di Damiani e Morelli, ed Alessio Malaspina a Perugia, (17) il 28 ancora ai PP. Gian Angelo Mazzasogni a Reggio (raccomandandogli la massima vigilanza sugli studi, l’attenzione alle tesi filosofiche di P. Manca e del prof.° Vallini, chiedendo se il prof.° Muggetto sia sufficientemente preparato nella logica e nella metafisica). Al P. Giuseppe Bevilacqua a Faenza si diverte ad inviare qualche garbata stoccatina: “desiderando l’aiuto della Div(in)a Miseric(ordi)a a chi è vicino a morire desideriamo che la grazia del Signore aiuti pure gli stud(ent)i sani a fare conveniente profitto scientifico, e morale per le sue commendevoli cure e fatiche”; gli invia le tre patenti e gli dà licenza di assistere alle pubbliche tesi teologiche di P. Vinay e del prof.° Quesada; Caselli rispetta l’elezione da parte dei PP. vocali di Venezia come predicatore a Brescia nel 1793, ma gli ricorda che avrebbe dovuto per doppio titolo dipendere dal suo padre generale, comunque predicherà alla collegiata di Mirandola nel 1794. Ringrazia anche P. Stefano Antommarchi per la relazione degli studi e per le diligenze sue e di quel P. lettore, manifestando il desiderio che nel fare gli esercizi scolastici non siano trascurate le conferenze, le quali molto conferiscono al profitto dei giovani, percui “esaminerà a nome Nro tutta quella gioventù a seriamente prestarsi al dovere, e a trarre il maggior possibile vantaggio scientifico e morale del zelo e delle cure dei rispettivi loro Maestri”. (18)

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(17) Il 25 chiede precisazioni al P. Luigi Bentivegni. Il 28 ai PP. Gian Fel. Arrighi a S.M.N. a Perugia (pulp. di S. Marcello e di Bologna impegnati), Vinc. Cella a Massa (congrat.), Gian Pietro Dalla Valle a Camugli (vari pulp. e di Milano), Gaet. Mariani a Parma (lunga lettera, anche sulle premure del march. di Licciana), Fil. Caselli ad Asti, (pulp. di Castelnuovo Scrivia raccomandando la cura delle lezioni), Bonf. M. Rancati a S. Fior. a Perugia (devoz. a M. SS. Addol.), Am. Scannavini a Russi (sue vertenze).

(18) Gli allega la pat. per il prof.° Calamata. Il 31 al P. Valent. Melchiorre a Chieti (ringr. per le congrat., precisa che la fac. di ben. gli abitini devoz. dei Sette Dolori nella dioc. di Sulmona vien limitata, dalle bolle pont., ai relig. dell’O.S.M., ringrazian. e doveri verso la madre sup. e la comunità relig.). Il 1° agosto ai PP. Dini (per P. Lor. Bartolozzi al conv. di S. Gius. a Bologna, col consenso di P. Giberti), Beniz. Bottacci (“non vorremmo pertanto che fosse questa una cabala”). Di Bartolozzi scr. anche all’ex gen. agostiniano Dom. Piccini a S. Giac. a Bologna ed al P. Bottacci; al notaio Carlo Alberico per una questione di eredità del P. Bonf. Perotti.