Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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Parte Seconda
     CARLO FRANCESCO CASELLI
GENERALE DELL’ORDINE DEI SERVI DI MARIA

     1792

     L’ordine dei Servi di Maria deve ormai, essendo trascorsi 6 anni alla guida del P. Clementi, eleggere il suo nuovo priore generale. Occorre una persona fedele, non compromessa, insomma che non abbia manifestato passioni particolari nelle diatribe filosofico-teologiche degli ultimi decenni, attenta, osservatrice, studiosa, aperta, dotta, equilibrata, di spessore intrinseco, anche perché si prospettano tempi assai difficili, ormai la storia sta per assumere un aspetto globale, come avremo occasione di esaminare in seguito.

     La personalità più idonea parrebbe a tutti Caselli, noto anche al papa, che ne ha potuto esaminare le doti, ascoltando le omelie recitate al suo cospetto per ben sei anni consecutivi, nonché in altre occasioni, i cardinali ne parlono bene, lo stimano, con vari di essi ha avuto rapporti d’ufficio. L’Oldelli, che ben lo conosce, tra dieci anni ne delineerà un profilo assai lusinghiero: uomo di prestante ingegno, illuminato e spregiudicato (lo sarà più tardi, nel nuovo secolo), cristianamente, che alla scienza accoppia la probità della vita, con una naturale affabilità, dolcezza di tratto e di comando, che lo distingue, caro lo rende ed accettissimo; ma aggiungerà: acuto filosofo, profondo teologo, valente canonista, eloquente oratore, religiosamente socievole, cresce la di lui stima e reputazione. (3) Per miglior conferma, possiamo usare anche le parole di Garbarini, che lo ha conosciuto e ne ha tracciato una ‘scheda attitudinale’, secondo cui, quando Caselli deve ridurre sviati o correggere delinquenti, a blandi avvisi ricorre, a pacifiche rimostranze, poi, nell’appigliarsi a misure più rigide, lo fa senz’asprezza di modi o gagliardia d’invettive, se non può dispensarsi dal metter mano ai castighi, si sottopone a riprendere, ammonire ed usar severità di misure, ma con placida e moderata saldezza, imitando l’Eterno Giudice, che mai perde od offusca il sereno di pienissima pace, anche nel rigore dei giudizi, Tu, Domine, cum tranquillitate judicas. Poi, crescendo la temperata eguaglianza dell’indol sua, dove soverchiano gl’impedimenti, lo stimola ad operare dietro a principi di rettitudine e d’equità con maggiore costanza. Essa dunque non ha in Caselli per origine inerzia di agire od amore di una quiete infingarda, ma uno spirito sgombro dai pregiudizi che spadroneggiano sui meno cauti, un cuore infiammato dal desiderio dei beni di una vita migliore, una felice abitudine di non essere preoccupato o sorpreso da turbolente passioni, frutto della pace interiore, dall’averle sottomesse all’ordine ed al dovere. Pace serena, che acquieta, al dire di San Girolamo, ogni procella di minacciose perturbazioni: Serenitas quaedam, atque tranquillitas animae quiescentis, et universam tempestatem, ac turbinem perturbationum fugans. Nobile pace la quale, componendo, come insegna S. Agostino, con saggio equilibrio le parti tutte dell’uomo, dona al comando ciò che in lui primeggia per eccellenza. L’uomo, sciolto così dai fragili beni e dalle caduche speranze, reputando così sol pari a sé quelle cose che vengon dall’alto ed all’alto conducono, del rimanente, che sta al disotto dove suscita desideri, accende speranze, alimenta timori, non si prende ansietà, ma lo guarda di sfuggita, con aria di spregio od almeno d’indifferenza. (4)

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(3) Gian Alfonso OLDELLI, Orazione ringraziatoria … per la promozione alla Sacra Porpora dell’eminentissimo cardinale Caselli, Lugano, 1802, pp. 14-15.

(4) Agostino GARBARINI, Orazione in morte dell’eminentissimo cardinale Carlo Francesco Caselli de’ Servi di Maria, Parma, 1828, pp. 13-17. Non a caso Caselli è quindi comparato, da Garbarini, che lo conosce bene, al card. Roberto de Nobili, nipote di Giulio II, come lo descrive il Bartoli. Non bastando i confronti, ce ne offre una dimostrazione, ricordando che Pio VI, scorti i suoi meriti nel prudente maneggio di affari delicatissimi, e nei voti della Consulta chiari, profondi, con scelta erudizione e con rara sobrietà presentati, e vedendolo nel grave contegno senza sforzo o affettazione, risolve di fregiarlo dell’ostro cardinalizio. Inoltratone a Caselli avviso e concertatene a tal uopo col suo sovrano (il re di Sardegna con il quale Caselli ha negoziato il Concordato) le opportune disposizioni: da buon claustrale, nonché riscuotersi a tale annunzio, prosegue quieto la serie delle sue laboriose e molteplici occupazioni con tal riserbo, che nulla ne sospettano i suoi intimi. Falliti poi questi disegni del Gran Pontefice per i sopravvenuti disastri proprio quando ne sembrava infallibile l’esecuzione, Caselli, ben lungi dal corrucciarsene e risentirsene, non ne fa mai motto, lo si saprà soltanto molti anni dopo dai familiari per caso, quando il tacerne sarebbe stato superfluo ed il ragionarne non aggiungerà alcun lustro alla sua rinomanza. Garbarini ha tratto molte notizie biografiche e conferme psicologiche anche dal nipote del card. Caselli, il P. Paolo Aliora, che è stato fedelissimo segretario dello zio per quasi una trentina d’anni.